Sino in fondo
Accade tutti gli anni. Ci auguriamo che le cose vadano meglio, perché, in misura diversa per ciascuno di noi, vi sono motivi per lamentarsi. In effetti, specialmente in riferimento all’andamento politico nostrano, le occasioni per essere insoddisfatti sono molte. Sembra, persino, che i nostri governanti vadano proprio a cercare quelle possibilità per comunicare ai loro elettori quanto inetti, presuntuosi e megalomani siano. Eppure, a sentir loro, manifestano a parole l’idea di essere servitori del Paese, anche se risulta difficile per noi comprendere a quale Paese facciano riferimento. Ecco perché ho deciso di scrivere, per l’inizio del 2020 (una data che comunque evoca qualche cosa di importante, non fosse altro che per la ripetizione del numero 20) le riflessioni che state leggendo e quelle che seguiranno.
Cosa mi auguro per questo anno nuovo?
Ebbene, mi auguro che si acquisti, tutti e a tutti i livelli possibili, il coraggio di andare sino in fondo, e in tutti i possibili settori del vivere umano. In altri termini, sarebbe l’ora di verificare sino a quale livello di accettazione supina il popolo italiano è in grado di giungere, rispetto: ai temi economici; alla svendita costante e continua del Paese; alla presenza di movimenti che hanno lo scopo di distrarre l’opinione pubblica dai veri problemi della nazione; alla progressiva crescita di ignoranza generale, che si esprime in manifestazioni virtuali linguistiche semplicemente scandalose; all’emigrazione dei nostri giovani, in qualsiasi altro Paese del mondo, pur di non restare a morire in differita qui, giorno dopo giorno; e via elencando.
Sino a quando, raggiunto il fondo, permeato di decadenza dei costumi e di violenza progressiva che caratterizza ormai questo mondo globale, non troviamo la forza di risorgerne, non potremo renderci conto, come umanità intera, di ciò che stiamo davvero combinando. Non appare, a prima vista, un bell’augurio, lo so. Ne sono consapevole, ma nella storia evolutiva della nostra specie, e nel funzionamento della nostra mente, la sottrazione, riferita a qualsiasi concetto o situazione concreta, è l’unico modo in cui si può valutare e/o apprezzare l’importanza di quello che si aveva in precedenza. E, in genere, per il processo definito di abituazione, la nostra mente tende a dare per scontato quello che possiede, le situazioni che si verificano, come se tutte le cose, in un certo senso, fossero sempre dovute all’Uomo. Ma, non è affatto così, anzi, nella maggioranza dei casi, la nostra evoluzione avviene quando, grazie ad una esperienza particolarmente forte e dolorosa, si comincia a riflettere sulle ovvietà.
Così, sulla base di quanto appena scritto, auguro a tutti noi di acquistare quel coraggio che ci permette di andare a vedere sino a che punto siamo in grado di distruggerci. Non me la sento di augurare, falsamente e come accade ogni anno, che le cose migliorino, senza essere prima passati dal peggio che possiamo produrre. Una volta raggiunto il peggio, ma ci vuole un peggio globale, forse (e, dico forse) potremo rialzarci, se sarà rimasto in vita ancora qualcuno in grado di alzare il capo e guardare le stelle.
“Tutte le cose sono unite da legami invisibili, non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella”: così diceva Galileo Galilei, tra il 1564 e il 1642.
E, pensate, resto fiducioso e sono ottimista, perché credo nel Bene Assoluto.
Eppure, che sia ciò che è scritto, in questo 2020.