La “Rete cosmica di relazioni amorose”
L’esistere dell’essere umano ha come elemento costante e caratterizzante il numero due, la dualità: rapporto madre-feto, genitore-figlio, due genitori, etc. Tra il due spesso compare il tre quando ai due genitori, per esempio, si aggiunge il figlio, quando alla diade madre-bambino si aggiunge il padre.
Anche il cervello privilegia naturalmente il rapporto a tre, perché il pensiero necessita del rapporto con la realtà: rapporto a tre, tra l’io, l’altro e il mondo.
Sempre all’interno della logica binaria troviamo la coscienza del bene e del male, che spesso vede l’individuo realizzare il male per avere la possibilità di pentirsene. La possibilità di pentirsi, che è solo umana, è l’aspetto più potente della nostra coscienza, proprio perché siamo legati all’espressione di desideri che dettano le nostre scelte.
La nostra convinzione è che il mondo e la vita siano sempre esistiti, perché il cervello non può che pensarsi vivo proprio in quanto la sua funzione è pensare. Infatti l’esistenza nasce quando il cervello comincia a funzionare, di qui la paura della morte, e come nella nostra vita quotidiana stabiliamo relazioni amorose è verosimile supporre che l’universo sia una Rete Cosmica di Relazioni Amorose. In esso ogni particella ha la proprietà di organizzarsi in rete per instaurare una relazione affettiva stabile che richiede una scelta, che esige la rottura di un equilibrio, perché si deve spezzare una simmetria.
Anche la nascita pone fine a nove mesi in cui madre e bambino sono vissuti perfettamente simmetrici. Nasce in questo modo, ossia in seguito alla rottura di questa simmetria, il problema mentale della coerenza (di cui ho scritto anche qui), con la quale si tende a conservare energia. La conservazione della propria energia è praticamente il compito essenziale della Storia, strettamente legato alla percezione della nostra identità. Noi definiamo la nostra identità facendo emergere il positivo e tacendo il negativo, così come quando vogliamo conquistare qualcuno spesso raccontiamo bugie su di noi e sulla nostra realtà. Ma raccontare bugie richiede buona memoria, e tuttavia la memoria ha ben altri compiti.
Ci consente la nostalgia, il rimorso, l’autostima e la rimozione, essendo l’espressione mentale della propria conoscenza rivolta al passato in vista del futuro. Il concetto di coerenza, invece, definisce il rapporto con noi stessi in quanto mette in relazione ciò che diciamo e ciò che facciamo.
Ecco, forse stiamo vivendo un periodo storico significativo, secondo i parametri che vi ho appena esposto.
Un’ulteriore occasione per riflettere.