Migranti italiani nel Novecento

È tutta questione di… decenza.

I dibattiti sull’immigrazione e sulla cittadinanza hanno lontane radici.

I concetti di razza e di etnia non possiedono alcun fondamento biologico. Entrambi sono costrutti culturali, ossia vere e proprie convenzioni antropologiche. Ciò nonostante, queste costruzioni culturali esercitano una profonda influenza nelle pratiche di vita quotidiana umane: incidono sugli schemi di azione, sulla struttura sociale dei gruppi e contribuiscono al mantenimento delle perduranti disuguaglianze di potere e di risorse tra i diversi gruppi umani.

In quest’ottica, più o meno consapevolmente, i termini di razza e di etnia sono parte della propria identità, perché influenzano la nostra vita e il modo in cui le persone interagiscono tra di loro.

I movimenti migratori, che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’umanità, sono particolarmente evidenti al giorno d’oggi, tanto è vero che nel 1977 Richard Lowenthal conia la locuzione “era delle migrazioni” per definire la nostra contemporaneità.

All’interno di ogni popolazione, sulla base di fattori temporali e di circostanze storiche, possiamo distinguere almeno due fattori che generano i processi migratori: a) fattori di espulsione (push), ossia quell’insieme di problematiche interne al Paese d’origine (per esempio , guerre, carestie, povertà, mancanza di libertà politica, etc.) che spingono le persone, specialmente le più giovani, a migrare, nella speranza di trovare migliori condizioni di vita; b) fattori di attrazione (pull), tipici dei Paesi di destinazione, riferibili, in particolar modo, alla maggiore possibilità di lavoro, di libertà e benessere economico, tutti fattori che influenzano i migranti i quali vengono attirati in questi Paesi definibili più ricchi.

Gli imbarchi

La combinazione di questi due fattori ha prodotto, a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, i seguenti modelli di regolamentazione dei flussi migratori.

Il modello storico: adottato da Paesi come gli Stati Uniti, il Canada e l’Australia, all’interno dei quali la presenza di immigrati è fortemente incoraggiata a causa della scarsa manodopera locale. Consiste in un modello che garantisce il diritto di cittadinanza a tutti i nuovi arrivati. Questi Paesi hanno contribuito a caratterizzare, nel corso del tempo, le diverse nazioni.

Il modello selettivo: adottato dagli ex imperi coloniali, come Francia e Gran Bretagna, favorisce l’immigrazione di individui provenienti dalle proprie ex colonie, ed ha lo scopo di mantenere un controllo indiretto su di quest’ultime.

Il modello dei lavoratori ospiti: adottato da Paesi come Svizzera, Belgio e Germania, i quali incoraggiano l’accesso temporaneo di manodopera, con lo scopo di soddisfare le esigenze contingenti del mercato del lavoro, senza che ciò comporti il riconoscimento dei diritti di cittadinanza agli immigrati.

Il modello della chiusura crescente: adottato oggi dalla gran parte dei Paesi occidentali i quali, per ovviare ai massicci esodi di popolazioni provenienti dai Paesi più poveri, applicano misure sempre più restrittive nei confronti di questi flussi in entrata, generando fenomeni di diffusa clandestinità.

Mediterraneo contemporaneo

Bene, scritto questo… lascio a voi le considerazioni.

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