PovertàÈ tutta questione di… chiarezza e coraggio.

Ho già avuto occasione di riflettere con voi sul processo cognitivo che la nostra mente utilizza nel momento in cui vuole prendere alcune decisioni. Ecco perché in questa sede non mi ripeto. Voglio però soffermarmi su alcune dichiarazioni che si possono leggere nei social, rispetto ad alcuni ultimi eventi.

I giovani che leggono questo blog sanno perfettamente che il periodo evolutivo che stanno vivendo, appunto la gioventù, è caratterizzato da una serie di elementi altamente positivi. Per esempio, la proiezione verso il futuro e i desideri di vedere realizzati i progetti per i quali stanno lavorando, oppure studiando. In questo periodo esistenziale è fondamentale avere una forte motivazione verso il cambiamento, specialmente di ciò che sembra non essere in sintonia con la propria visione del mondo. Quando si è giovani, giustamente, si pensa che la propria volontà potrebbe essere l’innesco di una rivoluzione.

I meno giovani, invece, sanno molto bene che durante il corso della vita è necessario modificare il proprio obiettivo, e alcune volte cambiare persino traiettoria, per trovare il modo di adattare i propri sforzi alle mete prefissate. La vera entrata nel mondo degli adulti è caratterizzata proprio da questa dinamicità, e se non siamo in grado di adattarci alle situazioni e alle sfide che la vita ci impone, non abbiamo molte probabilità di esistenza.Povertà_01

Ebbene, queste considerazioni, mi servono per riflettere sul fatto che moltissimi giovani preferiscono agire a favore di una rivoluzione mondiale pro-benessere comune, fuori dal proprio territorio di esistenza, quindi della propria nazione. È assai probabile vedano gli altri territori in condizioni peggiori rispetto alla nazione nella quale vivono. E per molti aspetti hanno ragione.

È importante ricordare però, a questo proposito, come numerosi studi antropologici e culturali hanno rivelato, che in alcune culture del mondo non esiste il concetto di ricchezza come successo individuale, proprio perché non esiste il concetto di povertà in senso del tutto negativo. Andare a piedi scalzi, non sempre significa non possedere le scarpe. In effetti, vi sono molti giovani che hanno la possibilità di essere intelligenti, anche se fanno di tutto per nascondere al mondo questo loro talento.

Cosa abbiamo noi, in Italia?

Individui ridotti in tale povertà, che dormono quasi ovunque nelle città; persone lasciate completamente sole negli ospedali, oppure nelle attuali e tristemente famose RSA; situazioni estreme vissute nelle nostre carceri, con relativi suicidi, sia di detenuti che di agenti; intere famiglie che, ridotte a vivere nelle bidonville, cucinano contornate da amianto, sporcizia e topi, senza acqua potabile e riscaldamento, tanto in Sicilia quanto a Milano; un abbandono scolastico di cui è meglio non parlare, per i sentimenti di ribrezzo e sdegno che tali situazioni suscitano; femmine umane abbandonate al loro destino (nonostante tutti gli apparenti sforzi dei servizi sociali di Stato) e che continuano a prostituirsi per strada, vittime di mafie più o meno colorate; diversamente abili che non ricevono la minima attenzione da parte del sistema della cultura in generale, affinché sia permesso loro di accedere ai più elementari sostegni esistenziali (non mi riferisco al mondo della scuola, ma a quello concreto della vita quotidiana, come i musei, i cinema, i teatri, etc.).

Ora faccio un appello: vi è qualche essere umano, appartenente a qualche organizzazione non governativa, che voglia venire a fare volontariato qui da noi? Saremo sicuramente disposti ad accoglierlo con grande piacere, indipendentemente dalla religione che professa e dai vestiti che indossa. E potremmo, forse e persino, garantire di non venire rapiti.

Certo, è un condizionale.

Ma, la nostra nazione è originale (con la rima).

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