La scuola che vorrei
È tutta questione di… ineducazione.
Questa ultima notizia, purtroppo in linea con altre passate e dello stesso tenore, mi fornisce l’occasione per esprimere qualche idea in merito alla scuola italiana.
Inclusione non significa assenza di regole, anzi, tutt’altro.
Ecco, partiamo da questa mia frase… un po’ lapidaria, se vogliamo, ma che dovrebbe rendere l’idea che voglio esprimere nelle parole e le considerazioni che ne conseguono.
Mi accorgo, ogni anno che passa, che i cambiamenti visibili nei media, quindi gli atteggiamenti e comportamenti che emergono nella comunicazione di massa, sono in effetti specchio di ciò che esiste nella società civile. Ma è difficile, per non dire impossibile, stabilire se gli uni oppure l’altra siano la causa prima di questi effetti a catena.
Il fatto è, secondo me, che le due componenti del vivere culturale di questo mondo, e quindi di questa nazione, sono in tale stretta relazione da veicolarsi a vicenda, determinando un vero e proprio spaesamento educativo.
La scuola, con i suoi docenti, i suoi apparati amministrativo e dirigenziale, è totalmente immersa in questa contingenza, e arranca nel suo ruolo educativo volto a fornire modelli di riferimento esistenziali che vengano considerati validi, sia dagli studenti che dalle famiglie.
Versiamo in uno stato di deserto genitoriale e abbandono delle cure.
Non posso ovviamente generalizzare, ma possiamo tuttavia parlare di tendenza evidente che produce comportamenti figli di questa situazione: genitori, ansiosi e insicuri, che non sanno affrontare il conflitto intergenerazionale perché non possiedo gli strumenti cognitivi appropriati ed efficaci e figli, sempre più isolati nelle loro convinzioni, dipendenti dalla tecnologia che li allontana dalla realtà degli insuccessi e delle frustrazioni.
E tutto questo produce un aumento progressivo della sfiducia verso i docenti, i quali, il più delle volte, sono loro stessi lasciati nelle sabbie mobili di una autonomia didattica e metodologica senza punti saldi di riferimento.
Inoltre, questi stessi docenti sono costretti a frequentare corsi di formazione professionale, detti di aggiornamento, organizzati da un Ministero della Pubblica Istruzione che produce, nelle varie sedi territoriali, contenuti inutili, superati e privi di ogni concreto rapporto con la realtà educativa.
Insomma, uno scollamento totale.
Non mi stupisce dunque leggere notizie come queste e la scuola che vorrei è forse in un altro sistema solare.
Per questo motivo, apprezzo e incoraggio il nascente astro-turismo.