Madrid o muerte! Per una partita
Il primo paradosso è che è diventata «La Copa Conquistadores» perché si gioca nelle terra dei Conquistadores, la Madre Patria dalla quale le colonie del continente sudamericano impiegarono anni per affrancarsi e per diventare legittimi stati. Il grande match del fútbol, la finale di quella che è la Champion dell’America del Sud (istituita nel 1960), si gioca questa sera al Bernabeu di Madrid. È stato necessario porre qualche decina di migliaio di chilometri tra le due agguerritissime tifoserie del Boca e del River, per non trasformare un evento calcistico, in una guerra con vittime e feriti. Una settimana fa a Buenos Aires, le due tifoserie, prima dell’incontro, si erano affrontate con strategie militari e tanto stupido odio. Il pullman che portava i giocatori del Boca allo stadio era stato assaltato dagli ultrà del River e il Boca aveva chiesto la vittoria a tavolino, in quanto vittima: alcuni suoi atleti avevano dovuto subire il ricovero in Pronto Soccorso. Meglio cambiare ari, perché la celebrazione del big match a Buenos Aires, visto il clima bellico, sarebbe stata una vera guerra. Tuttavia, non a tutti è piaciuta la soluzione. «Quei tre folli dietro ad una scrivania che dirigono la Conmebol non capiscono nulla», ha dichiarato Carlitos Tevez furente per il trasloco continentale.
E la tensione, anche a dodicimila chilometri di distanza, a Madrid, non è mai calata di un millimetro durante tutta la settimana d’attesa. Da questa mattina ci sono cinquemila poliziotti qui nella Capital soltanto per la partita e i tifosi. In pratica duemila agenti in piazza in più di quelli che solitamente si usano per il clasico Madrid-Barcellona. Intanto la polizia spagnola ha rispedito a casa Maxi Mazzarro, uno dei leader ultrà del Boca. Lo ha intercettato appena atterrato a Barajas e lo ha rinchiuso in una cella. Stessa sorte per un altro ultrà del Boca, Jonhatan Devoto. «La polizia respingerà chiunque abbia precedenti penali, vogliamo evitare qualsiasi rischio di incidenti, l’ordine pubblico è una priorità. Pertanto l’ordine è vietare l’ingresso in Spagna a chi abbia scontato pene per crimini violenti» ha spiegato Guillermo Madero, responsabile argentino del sistema di sicurezza per gli eventi sportivi.
Altri due esponenti di punta della «12», la tifoseria organizzata del Boca, Rafa Di Zeo e Mauro Martin, hanno ottenuto il visto per viaggiare, ma non potranno avvicinarsi al Bernabeu. Se lo fanno, finiscono a vedere la partita in tv nel super carcere di Soto del Real assiema a Maxi Mazzarro. Il primo, fanno sapere da Buenos Aires, ha rinunciato alla trasvolata. Il centravanti del Boca, Dario Benedetto, l’aveva sparato forte su Mauro Martin. «Sarebbe benvenuto, è un leader storico della barra…», frase che ha spedito alle stelle tensione e indignazione e che spiega, meglio di molte parole, quanto forte sia il legame tra ultrà e club argentini. Sempre pronti a difendersi e a coprirsi.
La trasferta in terra spagnola della finale, ha cambiato il regolamento: sarà una finale secca, dove non contano di più i gol in trasferta. La partita d’andata finita 2-2 alla Bombonera l’11 novembre scorso non ha più valore e secondo il regolamento Conmebol, in caso di parità, si giocheranno supplementari e rigori. Nessun vantaggio ambientale per Boca e River. I Millonarios del River si sono allenati a Valdebebas, la «casa» del Real Madrid, mentre Xeneizes del Boca si sono preparati nel centro sportivo della Federazione spagnola a Las Rozas. L’attesa è altissima. I prezzi dei biglietti alle stelle da settimane. Si chiedono dai 250 e i 3.000 euro. Che vinca il mejor!