Il paradiso d’oro dei venezuelani ricchi (e corrotti)
Hanno accumulato così tanti soldi da fare quasi schifo. Negli anni del Chavismo più imperante, del bidone di petrolio oltre i cento dollari, attori di un sistema governativa altamente corrotto e connivente con una rete di alti funzionari pronti a tutto pur di mangiarsi il denaro della cosa pubblica. Sono meno del 6 per cento della popolazione, ma hanno il 90% della ricchezza nazionale totale. In Venezuela, la terra delle contraddizioni.
Hanno fatto la cresta col commercio del petrolio, con le opere pubbliche, nazionalizzando aziende straniere per poi smembrarle e rapinarle dei beni, invocando la sacrosanta Revolucion Bolivariana che, in meno di vent’anni ha ridotto il Venezuela ha uno Paese africano, poverissimo, cianotico, con un’economia a pezzi, un’industria del petrolio a brandelli e una popolazione di miserabili che si devono inventare ogni giorno una maniera di sopravvivere.
E per il rovescio della medaglia, mentre a Petare si muore di fame e di violenza, nei quartieri nel nord di Caracas, come Florida, la classe alta, in cui si nascondono coloro che hanno rubato tutto il rubabile, succhiandosi con ingordigia e arroganza la linfa vitale di uno dei Paesi, potenzialmente, più ricchi al mondo per i suoi giacimenti quasi infiniti di petrolio. Ora vivo nel lusso e investono all’estero i rampolli di questi alti funzionari, giullari alla corte di Re Hugo, prima e ora del designato Nicolas, meno carismatico e con evidenti mancanze nel governare un Paese allo sfascio e di cui una gran parte lo vorrebbe appeso a un albero già da tempo.
Sono loro la nuova classe, giovani rampolli ambiziosi, imprenditori che sono cresciuti all’ombra del potere. Altri sono ex alti funzionari del regime che hanno usato la loro posizione per raccogliere e nascondere ricchezze colossali. Tutti hanno scelto la Spagna come luogo di residenza nell’ultimo decennio. Anche come destinazione privilegiata degli investimenti. Una ricerca di El Pais ha messo in evidenza come una dozzina di persone legate a Chavismo abbiano introdotto più di 200 milioni di euro a Madrid negli ultimi dieci anni. La metà è stata destinata agli investimenti immobiliari, con una particolare predilezione per gli appartamenti nelle proprietà reali nel centro della capitale spagnola, case in lussuose urbanizzazioni ed enormi proprietà agricole in cui cacciare e coltivare nuove relazioni politiche ed economiche. La Spagna, tuttavia, è solo un altro nodo in una vasta rete che si estende da Miami al Venezuela e ai mercati finanziari internazionali di Wall Street e Hong Kong. Solo per il paradiso fiscale di Andorra, gli alti dirigenti di Chavez hanno spostato oltre due miliardi di euro in vent’anni di rivoluzione, secondo le indagini dei magistrati spagnoli. Un tribunale di Houston ha rivelato la raccolta di decine di milioni di euro in commissioni illegali, ripuliti e inviati in Svizzera e in altri paradisi fiscali. E una terza indagine, lanciata dal governo venezuelano, quantifica in oltre 10 miliardi di dollari le perdite di denaro pubblico a causa della corruzione.
La Corte di Istruzione 27 di Madrid, in coordinamento con le autorità di Andorra e Venezuela, sta indagando attualmente sulle proprietà in Spagna delle persone coinvolte. La gigantesca compagnia petrolifera pubblica PDVSA è al centro della maggior parte dei casi, anche se le bustarelle si estendono ad altri progetti come la metropolitana di Caracas e gli ingenti investimenti fatti della capitale venezuelana per far fronte alla crisi elettrica che il Paese ha subito nel 2009. Carlos Luis Aguilera Rojas è stato uno dei primi a investire in Spagna, dove ha un patrimonio che si avvicina a cinque milioni di euro. Un membro di spicco della cerchia di sicurezza di Hugo Chávez, che ha accompagnato nel 1992 nel suo tentativo di colpo di stato, Aguilera è venuto a comandare tra il 2001 e il 2002 i servizi segreti del regime. Poco dopo, nel 2004, ha acquistato una casa di 260 metri quadrati nell’urbanizzazione di Montecarlo di Pozuelo de Alarcón, valutata a 970.000 euro, secondo i dati del catasto. Un anno dopo, ha acquistato una proprietà di 500 metri quadrati dal valore di due milioni di euro negli Altos del Serranillo, Chinchón (Madrid) con sei ettari di terreno. Altre proprietà di Aguileracon con la società CLAB-Real Estate Consultancy SL, è un appartamento (600 mila euro) nel complesso Eurobuilding II di Madrid , due piani nel centro de La Coruña (820.000 euro) e una grande sede commerciale ad Aranjuez (280.000 euro). Aguilera è stato utilizzato in Spagna come prestanome di alcuni dei loro investimenti, una pratica rilevata anche dalla giustizia di Andorra, paese in cui l’ex capo delle spie di Hugo Chavez ha spostato 6,5 milioni dollari.
Nervis Villalobos (ex Vice Ministro dell’energia Chavez) e Luis Carlos de León (ex direttore della finanza Electricidad de Caracas) sono al centro di una vasta rete di interessi economici e legami corrotti secondo un’indagine del ministero della Giustizia di Stati Uniti, Venezuela, Andorra e Spagna. È stato arrestato a Madrid lo scorso ottobre e oggi, dopo essere stato estradato in Usa, ed incriminato dal tribunale di Houston, da dietro le sbarre è riuscito a deviare le tangenti della PDVSA su conti cifrati in Svizzera.
Suoi collaboratori erano due dei più grandi leader del chavismo, Rafael Ramirez, ex ambasciatore del Venezuela presso le Nazioni Unite e Javier Alvarado Ochoa, presidente della Electricidad de Caracas, entrambi hanno costruito in Spagna, negli ultimi dieci anni un piccolo impero da dieci milioni di euro, con proprietà e imprese controllate dai paradisi fiscali. La rete delle società di Villalobos e di sua moglie è completata con altre due società: Costech Europa SL e Clitre Spain, con collegamenti anche con Malta, dove i coniugi venezuelani hanno investito 20,3 milioni di euro.
Villalobos e De León condividono anche un piccolo gruppo di collaboratori e partner che hanno dato più peso alla loro attività in quanto la loro situazione legale era complicata. Uno è Ricardo Lugo, proprietario di un appartamento del valore di 500.000 euro nel parco del Planetario di Madrid. Un altro, Óscar Pacheco, possiede un’altra casa di 173 metri quadrati nel complesso Las Terrazas di Las Tablas a Madrid, il cui prezzo ammonta a 700.000 euro.
Strettamente collegato ai precedenti, Rafael Reiter Muñoz, ex capo della sicurezza della PDVSA e anche estradato negli Stati Uniti, ha deciso di acquisire la sua casa in Catalogna nel 2015 in una lussuosa urbanizzazione di Sant Cugat, dove ha comprato una villa di 580 metri quadri del valore di quasi due milioni di euro.
In una clamorosa operazione, la Guardia Civil spagnola ha arrestato Roberto Rincón Bravo con sua madre a Madrid il 6 giugno. A differenza dei precedenti, non ha mai tenuto un ufficio pubblico in Venezuela. Il suo mondo è sempre stato quello degli affari, come suo padre, il magnate Roberto Rincon Fernandez, in carcere negli Stati Uniti e che ha confessato di aver pagato tangenti miliardari agli ex ufficiali di Chavez come Villalobos. Rincón Bravo è, di gran lunga, quello che ha investito più denaro in Spagna, per la maggior parte (60 milioni di euro) attraverso Tradequip España Inspección y Logística SL, collegata alla casa madre della famiglia in Venezuela. La PDVSA ha deciso un anno fa di escludere Tradequip dalla sua lista di fornitori a causa di sospetti di corruzione. Attraverso la società Global Manghas SL, Rincón Bravo ha acquisito nel 2014 una villa spettacolare chiamata La Encomienda de La Losilla, con 1.500 metri quadrati e più di 310 ettari di terreno. La fattoria, situata a Villarejo de Salvanés (Madrid), ha un valore di oltre 26 milioni di euro. L’uomo d’affari venezuelano possiede anche una casa isolata in una lussuosa urbanizzazione di Pozuelo de Alarcón del valore di oltre tre milioni di euro. Insomma, non se la passa e passeranno troppo male, mentre a Caracas e tutto il Venezuela i morsi ella fame e della rabbia si alternano ai continui blackout di corrente elettrica.