Anche gli spagnoli denunciano la scortesia di alcuni tassisti italiani
Molti miei amici spagnoli viaggiano molto spesso in Italia per lavoro. E, ahi loro, usufruiscono dei taxi, inanellando una serie costante di fregature, (resti sbagliati utilizzando monete fuori uso – la vecchia peseta da 50 va forte perché sembra due euros), e scortesie da manuale del cafone. Che sia ben chiaro che non tuti i nostri tassisti sono così, ma molti purtroppo sì. Sppaimo che i tassisti italiani sono una categoria particolarmente allergica alle tasse, infatti odiano accettare carte e bancomat per non dovere rilanciare attestati di soldi incassati. S’inventano la solita infantile litania del “è rotto”, “è finito il rotolino di carta” o “non c’è il collegamento”. Pedro si è fatto una fila di dieci tassisti a Malpensa chiedendo se poteva pagare la corsa con la Visa. Dieci su dieci hanno detto no, ha preso il treno. Una vergogna nazionale. A Madrid, Barcellona, Siviglia e dappertutto, nessun tassista rifiuta le carte. Rischia di essere denunciato al Trafico, la polizia cittadina e la sua licenza sospesa. Quando Pedro rientra con un bigliettino pubblicitario con sopra scritta la cifra a mano, l’ufficio amministrativo storce il naso e chiede perché in Italia i tassisti non rilasciano scontrino, ma quei pezzetti di carta senza valore. E, aggiungo io perché nessuno controlla e vigila su questo loro modo di evadere le tasse? Poi c’è la disonestà verso il cliente. Fare pagare un euro in più la valigia nel bagagliaio è vergognoso. Sbagliare volutamente strada per alzare il tassametro anche. Dare il resto sbagliato puro. Si sa nella fretta. Un collega spagnolo giornalista mi ha raccontato che arrivato a Roma Termini, prese un taxi chiedendo di essere portato a Saxa Rubra, sulla Nuova Flaminia. Ma il tassinaro lo portò sulla Salaria, quei dalla parte opposta e quando s’accorse dell’errore, mantenne attivo il tassametro e riprese il GRA (Grande raccordo anulare). All’arrivo, con 45 minuti di ritardo, pretendeva 100 euro di corsa, contro i normali 40/50. Il mio collega che è cintura nera di Karate gli fece capire con le buone che era meglio che dimostrasse onestà. O l’avrebbe suonato come un tamburo attorcigliandolo allo specchietto del suo taxi.
Purtroppo la disonestà e l’arroganza di molti tassisti rovinano tanti bravi e onesti tassisti, che non dichiarano 10 mila euro di tasse all’anno, quando guadagnano una media di 7 mila euro lordi, ma effettivamente quello che guadagnano. Cosa molto rara in Italia. A Madrid un tassista ti porta dove gli hai chiesto, e nel più breve tempo possibile, non ti fa pagare surplus, non sbaglia volutamente strada, e se lo fa per errore si addossa colpa e spese. E, soprattutto non storce il naso quando tu gli chiedi di pagare con le carte.
Per non parlare di Uber (dedicherò altro post), un sistema utile, onesto ed efficacissimo osteggiato dai tassisti italiani più evasori e ignoranti, mentre in Spagna è stato alla fine accettato. Certo, dopo qualche protesta (ma nessun tassista spagnolo ha pedinato la ad di Uber scrivendole “troia” sul portone di casa come è successo in Italia dove si accamparono dietro la sua abitazione umiliandola). Per questo consiglio a chi arriva a Milano di pedalare. Col bike share. O di prendere la metro che funziona bene.