La Spagna è ancora una calamita per i giovani italiani in cerca di lavoro e benessere
È dai primi anni del Duemila che molti giovani italiani ed europei si sono mossi verso la Spagna per cercare un lavoro. Il buon livello della qualità della vita, il clima gradevoli e i prezzi contenuti degli affitti hanno innescato un fitto movimento verso Madrid, Salamanca, Barcellona, Valencia e le Isole Baleari e Canarie.
L’idea di molte multinazionali di creare i loro centri per servizio clienti e assistenza post vendita hanno richiesto nei loro call center personale di madrelingua italiano, francese, inglese e tedesco assieme alle principali lingua scandinave. Da qualche anno è richiesto anche l’arabo, il cinese e il russo. Tra il 2002 e il 2010 si calcola che almeno due milioni di europei si sono alternati nel vari centri di assistenza telefonica per lo più a Barcellona, Valencia e Madrid. La capitale catalana, anche ora, è la capitale del “customer care” benché la forte crisi economica che ha colpito duramente il mondo del lavoro spagnolo (poi riformato dal Governo di centro destra di Mariano Rajoy su ordine della Troika per avere i prestiti necessari per salvare le banche dal default). Barcellona, inoltre, negli ultimi quindici anni ha assunto una posizione d’importanza mondiale nella progettazione e studio delle nuove TLC (Tecnologie della Telecomunicazione). Il più importante evento europeo e mondiale dedicato ai cellulari e alla tecnologia 5G (s’era iniziato nel 2002 a Cannes con il 3G). Il progetto di creare un “hub tecnologico” rimane in vita, anche dopo le instabilità politiche dovute ai contrasti separatisti con Madrid e ala crisi economica: molte multinazionali straniere come Samsung, Ibm e Lg hanno mostrato l’intenzione di creare centri di ricerca legati alle università della Ciutat Comtal (la Città dei Conti, come è soprannominata Barcellona, poiché la Catalogna appartenne al Regno d’Aragona fino al 1715, quando per i Decreti di Nueva Planta furono aboliti i fori (les Corts) e incorporata la Catalogna al Regno di Spagna, che riuniva i regni iberici preesistenti, ndr Grazie Stefano).
È quindi certo che nei prossimi anni, oltre alla solita figura di operatore telefonico che però da assistenza anche col web e le chat su tecnologia, sftware, reti informatiche, prenotazione biglietti aerei, hotel, autonoleggio e altro, in Spagna in particolare a Barcellona saranno richiesti profili di ingegneri, analisti informatici e tecnici delle Tlc. Per tali professioni, gli stipendi sono abbastanza allineati alla media europea, anche se i salari spagnoli tuttora sono un 20% più bassi rispetto a quelli italiani e anche un 40% rispetto a quelli del Nord Europa. Un ingegnere con un minimo di cinque anni d’esperienza, potrà avere un contratto tra i 1.900 e i 2.200 euro mensili. Cifre, come dicevamo, leggermente inferiori, ma compensate da bassi costi di vita (non più gli affitti a Barcellona, anche se il Comune sta tentando di contenerli e calmierarli).
Sempre richiesti sono cuochi e camerieri in un Paese dedito al turismo, il cui importante pil mantiene in piedi le casse pubbliche e ha aiutato molto la Spagna a uscire dalla crisi. Ben accette tutte le figure professionali legate alla ristorazione e alla hoteleria: la Spagna, a differenza dell’Italia, non ha molti istituti tecnici che sfornano cuochi e personale di sala, a differenza dell’Itala, per questo chi ha un diploma di Scuola Alberghiera è sempre molto richiesto. A Barcellona e Madrid il minimo salariale per un cameriere va dai 700 ai 900 euro (col vantaggio che puoi pranzare o cenare abbattendo la spese della spesa), mentre un cuoco, con un due, tre anni di esperienza in Italia, può aspirare a 1.100 o 1.300 euro con la possibilità di fare esperienza in uno dei Paesi che ha una riconosciuta inventiva e modernità nella cucina, oltre a ottimi locali multi stella.
Nel settore turistico navale è sempre richiesto anche personale per le navi da crociera, per gli uffici prenotazione e marketing. Gli stipendi legati al personale di hotel, se non molto specializzato, sono molto bassi e quasi tutti monopolizzati da rumeni e persone dell’Est Europa.
Considerata la forte sinergia tra aziende spagnole e italiane, considerate diverse fusioni aziendali, sono richiesti insegnanti di madrelingua italiana per lezioni a dipendenti e manager. Madri è un’area molto richiesta per gli insegnati. Molto spesso l’Ambasciata di Madrid emette un bando di concorso per scegliere gli insegnanti della sua scuola che va dalle elementari alle superiori.
Parlare spagnolo, in un Paese che parla poco e male l’ingese e altre lingue europee, è indispensabile. Il fatto che si parli spagnolo è un vantaggio per gli italiani che di solito hanno molta facilità nell’apprenderlo rispetto a un tedesco, ma anche uno svantaggio perché, a meno che non si trovi lavoro in una azienda internazionale con sede in Spagna, (vedi customer care e call center) altre lingue (come inglese, francese, tedesco o italiano) molto raramente verranno parlate e quindi sarà necessario, fin da subito, fare uno sforzo linguistico. Ciò significa che lavorare in Spagna senza conoscere la lingua è praticamente impossibile. Inoltre, se si ha poi l’intenzione di trovare lavoro in Catalogna o nei Paesi Baschi, per occupare ruoli in uffici comunali e statali, parlare catalano, così come basco nei Paesi Baschi, è fondamentale.
I documenti necessari per lavorare in Spagna sono molto pochi e, se si ha la cittadinanza italiana o si è cittadini UE, sarà semplicissimo dal punto di vista burocratico. I cittadini italiani ed UE in genere, se rimangono fino a 90 giorni in Spagna, non devono possedere altro che la propria carta d’identità o il passaporto e possono tranquillamente entrare in territorio spagnolo. Per lavorare, però, sarà necessario richiedere il NIE, (Número de Identificación de Extranjero) da richiedersi nel commissariato di polizia preposto per tale servizio (cercate nel sito della Policia) ed è un documento simile al nostro codice fiscale indispensabile per aprire un conto bancario, sottoscrivere un contratto telefonico e, ovviamente, essere assunti. .