Giustizia per Niccolò
Se avete avuto a che fare, purtroppo, con la Giustizia Italiana per un torto subito, meglio che non vi capiti mai di trovarvi in un tribunale spagnolo. A una Paese molto moderno, liberale e contemporaneo, spesso si accompagna un sistema giudiziario farraginoso e lento, complesso e miope.
Ne è testimone il caso di Niccolò Ciatti, il nostro connazionale ventenne che due anni fa a Lloret de mar, il mostruoso divertimentificio travestito da città balneare sulla Costa Brava spagnola, fu picchiato a morte in una discoteca da tre ragazzi ceceni residenti in Francia.
L’aggressione venne filmato dagli occhi elettronici delle telecamere: picchiato nell’indifferenza agghiacciante dei ragazzi che ballavano in discoteca. E senza l’immediato intervento all’interno del club di sicurezza e polizia.
Lo scorso giugno il giudice delle indagini preliminari ha ritenuto che il 26enne ceceno, Rassoul Bissoultanov, fosse colpevole di omicidio volontario e da rinviare a giudizio assieme agli altri due compagni di quella notte di violenza. Tutti e tre i ceceni sono indagati ma due di loro, all’indomani della tragedia, sono stati liberati e hanno fatto ritorno in Francia. Il gip ha chiesto che non venissero processati. In Spagna il “concorso morale” in un crimine non esiste. Il legale dei Ciatti si è opposto alla decisione, e ha chiesto, invece, che anche i due amici vadano a giudizio. «Quel video dell’aggressione, ripreso dalle telecamere della discoteca, l’ho visto bene e si capisce come anche gli altri due ceceni siano corresponsabili di quanto accaduto», dice il papà di Niccolò. Unico imputato resta invece Rassoul Bissoultanov, atleta professionista di lotta libera, con un passato militare in Cecenia. Ha 26 anni ed è fuggito dalla Cecenia all’indomani della guerra con la Russia per chiedere asilo politico in Se avete avuto, purtroppo a che fare con la Giustizia Italiana, meglio non provare quella Spagnola. Francia, dove è tesserato all’Academie Europenne di Strasburgo. Nel processo, la Città metropolitana di Firenze e il Comune di Scandicci, comune di residenza di Niccolò, saranno rappresentati dalla città spagnola di Lloret de Mar. Nel frattempo, anche tutto il paesino di Scandicci, comune di residenza di Niccolò, chiede giustizia per la morte del giovane. In tantissime strade sono comparsi striscioni e cartelli con cuori e foto di Niccolò, dove le parole che riecheggiano sono sempre le stesse, quelle che da mesi vanno ripetendo anche i suoi genitori: “Giustizia per Niccolò Ciatti”.
Niccolò Ciatti era in vacanza coi suoi amici a Lloret de Mar, sulla Costa Brava in Spagna. Quella sera decisero di uscire. Prima la cena, poi entrarono, dopo mezzanotte, nella discoteca St.Trop’s’. Qualche chiacchiera, poi in pista a ballare. A un certo punto scoppia il caos, un gruppo di ceceni, inspiegabilmente, comincia ad aggredire il gruppo di Ciatti. I ceceni picchiano Niccolò, che cade in ginocchio, poi uno di loro scarica sul volto di Niccolò una pedata violentissima alla tempia. Il giovane fiorentino rimane a terra inerme, con gli altri clienti della discoteca altrettanto inermi a guardare, alcuni addirittura a riprendere la scena coi telefonini. L’orologio segnava le 3 di notte, Ciatti fu portato urgentemente all’ospedale «Doctor Josep Trueta» di Girona, dove morirà tra le braccia dei suoi cari. Un ragazzo semplice e genuino, Niccolò Ciatti, tifosissimo della Fiorentina, pr in alcune discoteche e lavoratore presso un banco del mercato San Lorenzo, il mercato centrale di Firenze. Un ragazzo amante dello sport, andava regolarmente in palestra. Era partito per la Costa Brava con sette amici il 5 agosto e sarebbe dovuto ripartire insieme a loro. La sua camera, nell’appartamento alle porte di Firenze, è sempre uguale da quel giorno. «Non abbiamo toccato nulla – dice il padre – Ogni mattina prima di andare a lavorare entro in quella stanza e penso a mio figlio che non c’è più”». E quella borsa della palestra è sempre nel mobile della lavanderia, laddove Niccolò la lasciava ogni volta che rientrava a casa. «E’ inspiegabile il dolore di un padre che perde un figlio, sarebbe facile lasciarsi andare alla rabbia, ma noi non vogliamo vendetta, vogliamo soltanto giustizia».