Effetto Bolivia, il Venezuela torna a protestare
L’effetto Evo Morales non ha infettato tutta la Bolivia, come successo, invece, in altre occasioni, ma è servito a rilanciare la protesta in strada in Venezuela contro Nicolás Maduro. Erano mesi che il movimento politico di cittadini che chiede la testa del successore di Hugo Chavez e che tifa per Guaidó, non si faceva sentire. La dura repressione delle truppe armate di Maduro e di quelle incappucciate avevano lasciato un pesante clima di violenza e sottomissione in tutto il Paese. Una situazione di stallo nella protesta è stata aggravata dai molti errori commessi dall’opposizione.
Da ieri a Caracas è tornato il grido “Venezuela, andiamo, usciamo da questo incubo” e sabato un gruppo di manifestanti ha cantato slogan contro Maduro e la sua dittatura. Il Venezuela non ha, al momento, un’opposizione forte per ripetere le proteste del Cile e Bolivia. Rispetto al biennio 2017/ 2019, da settembre le proteste sono quasi scomparse, una riflessione civile, forse per, riorganizzare le forze.
Il ritorno in strada di almeno un migliaio di dimostranti denuncia che la situazione in Venezuela è ancora critica e che, esiste una maggioranza di “ribelli” pronta a cacciare Maduro e riconsegnare il potere al Parlamento. Lo dimostra come la protesta di sabato si è estesa in modo endemico anche ad altre città del Venezuela, dove gli stessi slogan e le stesse canzoni sono state ripetute nelle strade dai manifestanti. Nei grandi centri come Maracaibo e Mérida, dallo scorso marzo punite dai continui blackout, sono scesi in strada in centinaia. Certamente non si sono viste le maree umane, oltre il milione, dei bei tempi, ma anche le proteste anoressiche degli ultimi mesi sono servite a mantenere alta l’attenzione della comunità internazionale sulla situazione del loro Paese.
Le proteste hanno innescato la rappresaglia dei madurasti con la polizia in assetto di guerra che ha caricato con i fumogeni e manganelli i dimostranti, effettuando decine di arresti. Diverse stazioni della metropolitana di Caricas sono state chiuse per impedire il movimento veloce dei dimostranti e internet è stato bloccato per diverse ore per impedire ai social di allargare e diffondere gli slogan di protesta antimadurista.
Davanti alle ennesime violenze della polizia, Michelle Bachelet, Alto Commissario per i Diritti umani delle Nazioni Unite, ha dichiarato che il Governo del Venezuela deve garantire il diritto di protestare senza violenze da parte della polizia.
Intanto la sede dei comitati elettorali pro Guaidó è stata assaltata da una decina di incappucciati a bordo di potenti moto da trial: è stato appiccato un incendio e distrutti computer e varie attrezzature da ufficio.