In Catalogna torna alta la tensione
Sono giorni di altissima tensione sociale e politica in Catalogna. Dopo l’attesissimo clasico, tra Barcelona F.C. e Real Madrid, di mercoledì sera, è stato accompagnato, fuori dal Camp Nou, prima e dopo da una furiosa guerriglia urbana tra integralisti indipendentisti, ultrà del Barcelona, polizia e tifosi del Real.
Uno spettacolo sempre più vergognoso, animato da rancori politici, razzismo, antiche divisioni e violente rivalità. Novanta minuti che hanno accompagnato il match tra le prime due squadre in testa alla Lega a pari punti. Una partita nervosa e noiosa, con gli occhi e le paure a quanto accadeva fuori dallo stadio di Barcellona, ancora una volta in poche settimane, scossa da una violenza inaudita.
Ieri, giovedì 19 dicembre, due notizie hanno peggiorato la situazione: dal Tribunale Supremo di Giustizia di Catalogna (il TSJC) è arrivata la sentenza di interdizione a 18 mesi dai pubblici affari per l’attuale presidente catalano Quim Torra, accusato di disobbedienza. Torra, durante la campagna delle elezioni, si era rifiutato, secondo ordine della Commissione Elettorale di Madrid, di togliere dalle finestre e dai balconi del Palazzo del Governo catalano i manifesti che inneggiavano alla scarcerazione dei politici indipendentisti in carcere, tra cui l’ex presidente catalano Oriol Junqueras. E non solo: Torra aveva chiesto ai catalani di riempire balconi, palazzi e mura delle loro città con i fiocchi gialli, simbolo della resistenza catalana ai giudici di Madrid.
La sentenza è di primo grado e si dovrà attendere il passaggio in giudicato, dopo il ricorso dei legali di Torra, per decidere se andare alle urne per eleggere un nuovo governatore o affidare al Parlament catalano la nomina. L’Estatut catalano, giudicato illegale dalla Corte Costituzionale di Madrid nel passo i cui descrive la Catalogna come una “nazione” e non come “una delle diciassette comunità autonome di Spagna”, avverte che il presidente deve essere eletto dal popolo. La mancanza di un presidente in Catalogna potrebbe influenzare negativamente le trattative col premier ad interim Pedro Sánchez per formare un governo integralista di sinistra con l’aiuto delle forze secessioniste catalane.
E in tutto questo tripudio di tensioni, dubbi, rivendicazioni e colpi di scena, sempre ieri, è giunta dal Lussemburgo un’altra notizia. La Corte di Giustizia Europea ha stabilito che, in base alla sua immunità di eurodeputato, Oriol Junqueras deve essere immediatamente scarcerato, poiché la Giustizia spagnola non ha mai permesso che lui si recasse a Bruxelles per effettuare il giuramento di parlamentare.
Il 26 maggio 2019, infatti, Oriol fu eletto al Parlamento europeo e acquisì, come recita il regolamento, l’immunità di parlamentare. L’ex vice presidente catalano, in quel periodo dell’elezione era in carcere preventivo dal novembre del 2017, quindi, la sentenza che si è prodotta il 10 ottobre non avrebbe una validità con lui. Inoltre, la CSJUE sta esaminando se tale immunità valga anche per Carles Puigdemont, l’ex presidente catalano, fuggito nel 2017 a Bruxelles per non essere giudicato dai togati del Tribunale Supremo.
Ovviamente anche questa sentenza dovrà superare il secondo grado di giudizio e finire in giudicato. La Giustizia spagnola ha già annunciato il ricorso, ma nell’attesa Junqueras potrà lasciare il carcere catalano e presiedere il suo seggio a Bruxelles.