Le feste natalizie in chiave spagnola
Vi siete mai chiesti perché gli spagnoli quando vi salutano al mattino, alla sera o di notte, vi augurano sempre “Giorni buoni, sere buone e notte buone”? Sempre al plurale? In realtà è un usanza mutuata da una preghiera cristiana, che recita: “Che voi posate avere giorni/serate/notti nel nome di Dio e di tutti i Santi“. In pratica è rimasta l’usanza di augurare non uno, ma più un buon giorno, anche se ormai è ammesso anche il singolo “Buen día” che, tuttavia, si riserva alle persone amiche e intime.
Anche per quanto riguarda i nomi delle festività, la Spagna ha un suo antico e originale alfabeto. Anche se il Natale è appena passato, ricordiamo come funziona in Spagna: le festività natalizia iniziano come in Italia con una bella cena il 24 dicembre, la Vigilia, con i parenti. La Notte di Natale, quindi del 24 dicembre sul 25 si chiama Nochebuena (Notte buona). Non ci si abbuffa di cibo, è una cena ricca sì, ma non ai nostri livelli con decine di portate e pietanze fino all’ammazzacaffè. Si cena, solitamente, con i cannelloni ripieni di sugo e ricotta (o carne), il cocido , una zuppa di ceci, verdura stufata e carne di maiale o varie portate di prosciutto jamon su pane con pomodoro e pesce, dal polpo in insalata o stufato, alle buonissime zuppe galiziane di tonno e moscardini. Il dolce è semplice, una normale torta di pan di Spagna farcia di crema o panna e crema catalana. Si beve il cava che è lo champagne spagnolo, discreto e onesto.
Il giorno dopo, il 25 dicembre, il giorno del Natale, in Spagna si chiama Navidad. Il pranzo inizia tra le 2 e le 3 del pomeriggio, dopo la messa, ma dura soltanto un’oretta. È più leggero di quello del cenone della Vigilia o Nochebuena, è meno impegnativo con più portate di verdura e pesce.
Il 26 dicembre in Spagna non è festa come in Italia. Festeggiano Santo Stefano soltanto in Catalogna e alle Baleari: Sant Esteve in lingua catalana. Negozi e uffici sono chiusi, mentre a Madrid, se non è domenica, si lavora regolarmente.
E siamo al 31 dicembre, ovvero San Silvestro che in Spagna si chiama Nochevieja (Notte vecchia). Gli spagnoli cenano alle 11 di sera, solitamente escono per fare il giro di altre feste private in casa o di music club o locali per uno o due drink. In questa notte scorre molta birra, vodka, tequila e cava…a Barcellona esiste al 20esimo posto una delle migliori cocktelerie al mondo.
Il giorno dopo la festa di Nochevieja, il primo gennaio del nuovo anno, si chiama appunto “día de año nuevo”. Si rimane a casa a riposarsi, con la “reseca” come si dice, con tutti i segni tipici della sbronza e di avere dormito poco. Si mangiano i vari avanzi sopravvissuti al Capodanno o si va al cinema o a lunghe passeggiate nei parchi. Il 6 gennaio invece, giorno dell’Epifania, è il giorno più importante delle feste natalizie spagnole: solo in questo giorno si aprono i regali: in Spagna è il “día de los Reyes”, è il giorno in cui re Magi raggiungono il luogo dove Gesù è nato per porgervi i loro doni. E così avviene per grandi e piccoli che possono aprire i regali che attendono sono sotto all’albero dal 24. In Spagna sono i re Magi che portano i doni ai ragazzini, non il babbo Natale inventato dalla Coca-Cola.
Nelle principali città il 6 gennaio, non si aspetta la befana, che non esiste nella tradizione castigliana, ma si organizza la corsa dei re Magi che galoppano cavallo per le vie centrali delle città regalando caramelle e dolci ai più piccoli. Lo spettacolo è davvero da mozzare il fiato a Barcellona, come a Madrid o a Siviglia. Questa festa dei Re Magi, sinceramente, nel suo spettacolo assomiglia un po’ al Carnevale, ne sembra quasi un’anticipazione.