Spagna, una Costituzione più femminile
Con il ritorno di un Governo composto da Socialisti, Podemos e partiti di Sinistra, in Spagna, rinasce il Ministero per l’Uguaglianza e le Pari Opportunità, fiore all’occhiello dell’esecutivo ai tempi del premier José Luis Rodriguez Zapatero. A questo giro, il dicastero responsabile di valutare le pari opportunità tra i sessi ed eventuali discriminazioni, è guidato da Irene Montero, la più giovane ministra, moglie del leader di Podemos e vicepremier Pablo Iglesias.
Fin dall’approvazione delle leggi paritarie, da un lato è stata attuata una tutela più decisa per le donne maltrattate in un Paese che per decenni ha avuto il triste titolo di primo della classe assieme a Portogallo e Grecia, ma alcuni decreti legge sono stati interpretati fin troppo alla lettera. La necessità avere Consigli comunali con il medesimo numero di donne e uomini, quindi in fase elettorale di un numero uguale di candidati donne e uomini, ha fatto saltare molte elezioni e ritardato la gestione di centinaia di comuni.
Poi c’è il caso di un sindaco socialista di un comune in provincia di Valladolid: il primo cittadino nel 2007 ha approvato in giunta comunale un decreto in modo che tuti i nomi delle vie avessero un corrispettivo maschile e femminile; quindi, a Calle Cristobal Colon, doveva risultare anche la versione femminile, aggiungendo alla stessa via, un calle Reyna Sofia. E non solo, il sindaco ha voluto anche “femminilizzare” i cartelli stradali. Tutto per una spesa di 300 mila euro prelevati dalle tasse dei suoi concittadini.
Con il Ministero che vigila sulla discriminazione uomo-donna è tornate alla carica anche una falange di facinorose femministe che hanno denunciato la Carta Costituzionale per non rispettare la legge sui diritti femminili. Perché non andrebbe a genio alle femministe e ai socialisti nella Costituzione spagnola del 1978?
La Carta avrebbe un linguaggio troppo “machista” con termini adatti soltanto agli uomini. In pratica se i partiti nazionalisti e indipendentisti vorrebbero stracciare la Carta e riscriverla, inserendo, le voci che consentano la secessione, le femministe e i pretoriani della legge sull’uguaglianza, vogliono darle più femminilità nella forma scritta. Non vi sembra una follia?
Per potere procedere a queste modifiche, il Governo socialista aveva disturbato persino la Real Academia di Spagna(equivalente della nostra Crusca) chiedendole uno studio linguistico a riguardo. Il risultato è arrivato in questi giorni. Secondo Real Academia: “La Carta non ha bisogno di modifiche perché impiega un castigliano corretto nell’utilizzo dei termini normativi”.