Francisco Franco è stato il personaggio dominante nella storia della Spagna nel ventesimo secolo. Nessuno in Occidente è rimasto al potere tanto tempo e con poteri così ampi. Nessuno in Spagna ha suscitato tanto amore e tanto odio. Però la sua figura sembra quasi dime ticata. Perché?

Franco_Mussolini

Il 20 novembre 1975, il capo del governo Carlos Arias Navarro annunciò alla televisione, con la voce rotta dalla commozione, la morte di Francisco Franco, avvenuta dopo lunga agonia. Il popolo spagnolo si divise nella reazione alla notizia. Molti piansero, chi per il dolore e chi per la gioia. Francisco Franco, salutato dai benedettini del monastero di Silos come Caudillo di Spagna, Padre della Patria, Vindice della Giustizia, Assertore, con la sua Vittoria, dell’Ordine Cristiano e della Patria Libertà, era morto nel suo letto a quasi ottantatré anni dopo essere stato dal 1939 al 1975 il capo assoluto della Spagna, responsabile, come amava ripetere, soltanto di fronte a Dio e alla Storia. Di fronte a Dio comparve venticinque anni fa e non conosciamo il giudizio divino. Che, io, non credo tanto positivo.

È naturale. La democratizzazione della vita politica e sociale, avvenuta dopo la sua scomparsa e sfociata nella Costituzione del 1978, è l’antitesi del franchismo. L’oblio a livello sociale è logico, però gli storici non si sono dimenticati di Franco ed hanno cominciato a pubblicare libri su di lui nei primi anni Ottanta. In Italia si dovette attendere molto più tempo dopo la fine di Mussolini per vedere i primi libri seri sul fascismo, abbiamo dovuto aspettare una trentina d’anni. Perché?