Spagna, a che punto è l’epidemia
Il mese appena passato ha rappresentato in Spagna e in Italia il periodo dell’allentamento delle varie restrizioni a seguito dello stato d’allarme per contenere l’epidemia del Covid-19. La desescalada spagnola rappresenta quello che è stato la Fase 2 in Italia.
In Spagna negli ultimi trenta giorni hanno riaperto bar, ristoranti, negozi di vestiti, musei, librerie, guidati da regole severe per il quasi ritorno alla normalità. Dal totale confinamento di marzo e aprile, piano piano alcune misure si sono allentate e spagnoli e italiani hanno riassaporato il piacere di una passeggiata in un parco o di poter incontrare qualche amico.
Ogni libertà conquistata da spagnoli e italiani, in base ai dati sui contagi raccolti dalle autorità sanitarie dei sue paese, ha rappresentato una piccola vittoria quotidiana per chi ha seguito in modo rispettoso il divieto di uscire per motivi futili.
Dal 2 maggio il Governo di Madrid ha restituito agli spagnoli la libertà di passeggiare in strada e nei parchi. Si è ripreso a fare sport all’aperto, anche se, sia in Spagna che in Italia, le forze dell’ordine sono dovute intervenire per sciogliere qualche assembramento molto superiore alle dieci persone permesse.
In Spagna hanno stabilito anche le fasce orarie con la prima possibilità di passeggiate, poi dal 4 maggio Madrid ha stabilito un metodo di riaperture basato su 4 fasi (dalla fase zero alla fase 3) che ha interessato e interessa le province o per distretti sanitari.
Consultandosi con le autorità sanitarie spagnole, hanno dato il permesso alla ripartenza alle zone geografiche con meno casi di contagio, mentre le città, province o comunità con la situazione peggiore sono finite in coda.Tra queste la Comunità di Madrid e alcune province della Catalogna, tra cui la capitale Barcellona: in queste aree demograficamente molto popolate sono scoppiate le prime rivolte della cittadinanza, stanca del confinamento.
Lo scorso 25 maggio Madrid, Barcellona e la Castiglia e Leòn, fortemente colpite dalla pandemia, sono state le ultime aree spagnole a passare alla Fase 1. Questa fase, in cui la metà degli spagnoli era già entrata l’11 maggio, (il 18 maggio erano entrati altri milioni di spagnoli, il 70% del totale), prevede la possibilità di riunirsi nuovamente con amici e familiari, e la riapertura dei bar ma solo con i tavolini fuori.
Ci sono alcune zone geografiche spagnole, però, che sono già in Fase 2: questo permette una maggiore riapertura dei locali, con la possibilità di pranzare o cenare nei ristoranti, con le dovute precauzioni. Dal primo giugno, quattro isole delle Canarie e delle Baleari passano alla Fase 3, mentre il 70% degli spagnoli è Fase 2. La Capitale di Spagna, epicentro della crisi epidemiologica di marzo e aprile, resta al momento in fase 1, ma con qualche libertà in più.
In un periodo in cui l’epidemia si è sensibilmente stabilizzata (la famosa cura di contagi che inizia a scendere come dicono gli esperti), con un forte calo di contagi e decessi, gli informativi di Stato con i bollettini medici hanno perso importanza e rilievo. C’è un cauto ottimismo tra gli spagnoli che ora, però, iniziano seriamente a preoccuparsi per la grande crisi economica che si dovrà affrontare. Una crisi molto cattiva, anche se meno persistente e più contenuta nel tempo.
Ma le preoccupazioni per le autorità sanitarie non sono ancora scomparse. Persiste qualche nuovo focolaio del virus, già sotto controllo e contenuto, ma che desta preoccupazione perché si è sviluppato proprio nei giorni dell’allentamento alla Fase 1 e 2, un segnale che la desecalada non ha funzionato come avrebbe dovuto.
Nelle ultime 24 ore, il 31 maggio il Ministero della Salute di Spagna ha confermato 96 nuovi casi di contagio di coronavirus. Il 30 maggio erano stati 271 i contagi in 24 ore (la gran parte a Madrid e Barcellona). Rispetto ai mesi di marzo e aprile, i mesi del lockdown, sono visibilmente inferiori rispetto al migliaio che si registrava due mesi fa. Tuttavia il leggero aumento rispetto alle scorse settimane ha allertato le autorità sanitarie spagnole.
Dall’inizio dell’epidemia sono 239.429 le persone contagiate, di cui 2.684 diagnosticate negli ultimi 7 giorni. Negli ultimi 7 giorni si contano inoltre 39 decessi. Rispetto allo steso periodo di un anno fa, in Spagna ci sono 43 mila morti in più in Spagna. Ma, nelle ultime settimane, nonostante il dramma che queste morti continuano a suscitare, sono numeri ben diversi rispetto ad aprile, il 2 aprile si arrivò alla cifra di 950 morti in 24 ore, e per settimane i decessi erano centinaia ogni giorno.
“Adesso più che mai è il tempo della responsabilità individuale” ha dichiarato più volte il Presidente del Consiglio spagnolo Pedro Sánchez, che ha ricordato che è questo l’unico modo per evitare una ricaduta. Il virus infatti è sempre lì, e secondo un recente studio epidemiologico solo il 5% degli spagnoli lo ha contratto. Significa che la gran parte della popolazione è ancora esposta al virus. Proprio riguardo la responsabilità individuale, preoccupano alcune situazioni di contagio causate dalle feste di compleanno.
C’è anche il caso di una festa della nobiltà di Cordova, con molti casi di contagio dovuti, secondo i media, alla partecipazione del principe del Belgio, che ha viaggiato dal Bruxelles a Madrid in aereo per poi recarsi in questa festa dell’aristocrazia, dove almeno 30 persone sono state contagiate. Sarebbe stato lui a portare il virus, considerato che era positivo.
A Lleida una festa di compleanno alla quale hanno partecipato venti persone si è trasformato in un focolaio di contagi: quattro persone avevano il coronavirus, ed hanno contagiato i restanti.
Fino al 21 giugno restano chiuse le frontiere della Spagna con altri Paesi europei (possono entrare solo residenti abituali e spagnoli). Ma dal primo luglio le frontiere riaprono e non ci sarà il dovere di quarantena per chi viene da fuori. Al momento, dal 3 giugno l’Italia apre le frontiere accettando l’ingresso anche dalla Spagna (per tutti, italiani e non), mentre la Spagna mantiene una situazione di maggior chiusura almeno fino a luglio.
Quindi, oltre a tenere le frontiere chiuse ai turisti, la Spagna tiene attivo fino al primo luglio l’obbligo di quarantena per chi entra nel Paese dall’estero, ma Madrid pensa ala creazione di corridoi fra le isole Baleari e Canarie e paesi del nord Europa.