La lettera di una ragazza abusata che indigna la Spagna
Il 19 febbraio 2020 la donna entrò volontariamente nell’ospedale psichiatrico di Barcellona per curare l’anoressia nervosa, aveva tentato il suicidio. Quello stesso pomeriggio, dopo aver incontrato un paziente che si trovava nel centro a causa di sintomi psicotici derivati dal consumo di cannabis, Granero andò in bagno con lui a fumare e fu violentata d lui. Da quel giorno per Conchi è iniziato un calvario che l’ha profondamente segnata. “Per me il trauma non è stata solo la violenza sessuale, è stato anche il sistema, che mi ha traumatizzato”, ha scritto. Un’infermiera non le ha creduto, difendendo il violentatore dicendo che fosse “un bravissimo ragazzo”. Conchi fu visitata, dopo la violenza, da un medico uomo, pur chiedendo una dottoressa. E, una volta al comando di polizia per la denuncia, gli agenti vollero seminare le foto del suo profilo Instagram, per cercare se avesse pubblicato immagini provocanti di lei. Poi, il processo: il tribunale ha riconosciuto la violenza e anche le conseguenze psicologiche di cui soffre la ragazza: “incubi”, “ricordi invadenti”, “distanziamento sociale e sfiducia nei confronti degli uomini”, “intolleranza verso battute o commenti di carattere sessuale”, “isolamento sociale”. Eppure il suo aggressore ha patteggiato due anni di carcere con l’attenuante della “disabilità psichica” e il pagamento di un indennizzo di 8.500 euro per danni.
Negli ultimi anni la Spagna ha migliorato di molto le sue leggi contro l violenz sulle donne. Le vittime di stupro devono essere assistite da “personale espressamente formato in materia di genere e violenza sessuale”. “Ti fanno credere che sia meglio denunciare, perché è eticamente ciò che vorresti fare per proteggere le altre donne da questi casi, ma poi ti abbandonano”, ha scritto Conchi, aggiungendo: “Non voglio che le donne che non denunciano si sentano in colpa, come se abbandonassero le altre. Se non vogliono farlo, che non lo facciano, sono comunque altrettanto forti e combattenti. Perché alla fine, come dico nella lettera, il sistema ti lascia incastrata lì, non ti aiuta in nessun modo né ti facilita le cose”. Nel 2016 a Pamplona durante i festeggiamenti di San Fermin, un gruppo di cinque uomini, tutti amici tra loro, che si faceva chiamare “La Manada”, (il branco) violentò una ragazza di 19 anni. In primo grado il tribunale sentenziò che si era tratto soltanto di abusi sessuali nei confronti di una vittima in parte consenziente, distribuendo pene lievi senza il carcere e ai lavori socialmente utili. Un anno dopo la Corte Suprema ribaltò il verdetto, condannando ognuno dei cinque violentatori a 15 anni di carcere per “aggressione e violenza sessuale”.