E alla fine Carlos Mazón si è dimesso da presidente della Comunità Valenciana, resistendo un anno dalla tremenda inondazione che nel novembre del 2024 devastò Valencia causando 229 vittime. Mazón e la sua amministrazione (Partido Popular) erano e sono accusati di avere gestito al peggio l’allerta, attivando con estremo ritardo il sistema di allarme pubblico, Es-Alert che invia un messaggio di allerta sugli smartphone agli abitanti. Nonostante sin dal primo mattino l’ente meteorologico nazionale avesse annunciato eventi estremi, nonostante le prime piogge cominciassero a ingrossare i corsi d’acqua, l’allerta sui telefoni dei residenti arrivò poco prima delle 20, quando non c’era praticamente più nulla da fare e le case erano già invase dal fango.
Il governatore era diventato uno dei politici più odiati di Spagna per gran parte dell’opinione pubblica, fortemente attaccato dalla stampa che lo aveva eletto a simbolo dell’inefficienza durante l’emergenza di quei giorni.

Il 29 ottobre del 2024 furono 229 i morti per l’alluvione nei sobborghi di Valencia con 17 miliardi di euro di danni

«Il disastro naturale non si poteva evitare, ma la tragedia umana sì, la popolazione non è stata avvisata e non avvisandola ci sono state 229 vittime», dichiarò la presidente dell’associazione delle vittime della Dana Marilò Gradolì. «Il cielo ci è caduto addosso senza che cadesse una sola goccia d’acqua e un mare di acqua e fango e distruzione ha lasciato un’impronta incancellabile nelle nostre vite».
Da un anno a Valencia i familiari delle vittime organizzavano periodicamente grandi manifestazioni in cui il bersaglio era sempre lui e la sua quadra di dirigenti. Carlos Mazón, che riceveva continue minacce di morte, pochi giorni fa, nell’anniversario delle Dana, aveva partecipato alle commemorazioni, suscitando l’ira dei parenti dei 229 morti travolti da uno dei più devastanti disastri naturali che abbia mai colpito la Spagna.
Il 29 ottobre di un anno, nell’arco di poche ore, il Barranco del Poyo e altri corsi d’acqua invasero strade e case di decine di agglomerati urbani densamente popolati alla periferia di Valencia. Località come Pacanya, Paiporta, Catarroja, Massanassa, Alfafar, furono sopraffatte dalla furia di un mare di acqua e fango, mentre le zone centrali della città i salvarono miracolosamente, restando all’asciutto. Le cause del disastro risalgono all’imponente intervento di ingegneria idraulica realizzato nel 1957 con la deviazione e canalizzazione delle acque piovane proprio per mettere al riparo Valencia, ma non i sobborghi periferici della città abitati per lo più da operai, contadini e immigrati. I danni superarono i 17 miliardi.
Nelle prime ore dell’alluvione, il sistema di allarme pubblico fu attivato con molto ritardo: soltanto in serata, quando si contavano già molte vittime, e Mazón era rimasto irreperibile per ore (si era dilungato a pranzo con una giornalista), arrivò in ritardo al Centro di coordinamento operativo integrato che stava gestendo l’emergenza. Poi, il governatore fu pesantemente criticato per avere impedito a centinaia di volontari di unirsi alle squadre d’aiuto, affermando che rallentassero i soccorsi.
E dopo un anno sulla graticola, Mazòn ha lasciato: lunedì scorso, convocando una conferenza stampa, ha detto: «Non c’è più alcun motivo per portare avanti questo governo», non convocando, però le elezioni anticipate, spiegando che il suo successore sarà scelto con un accordo tra i Popolari e Vox, ovvero a medesima maggioranza che lo aveva sostenuto e condotto a vincere le elezioni nel 2023. In conferenza, ha riconosciuto di aver sbagliato a non cambiare i suoi programmi il 29 ottobre ma ha sostenuto che non era in mala fede, accusando, tuttavia, il governo centrale del premier socialista Pedro Sánchez: secondo Mazòn avrebbe ostacolato i soccorsi per calcolo politico, volgendo un pessimo lavoro nella ricostruzione. Ora il governatore più odiato di Spagna, farà il semplice deputato del parlamento regionale.
Mazòn era diventato un problema per i Popolari spagnoli. Domenica aveva avuto una lunga telefonata con il leader Pp Alberto Núñez Feijóo che lo aveva sempre difeso pubblicamente, al contrario dei dirigenti di partito che lo credevano ormai indifendibile man mano che le indagini sull’alluvione portavano alla luce le responsabilità di Mazòn.
Ora tra i possibili successori di Mazón, secondo i media spagnoli, ci sono il sindaco di Finestrat, Juanfran Pérez Llorca, e quella di Valencia, María José Catalá, entrambi del Partito Popolare.