Il Portogallo continua a tenersi a sinistra
Il premier uscente dei Socialisti Portoghesi (PS) António Costa, classe 1961, portati piuttosto male, ce l’ha fatta per la seconda volta, vincendo le elezioni di domenica scorsa 6 ottobre. Ha vinto, ma contrariamente alle previsioni e ai primi exit pool, non ha ottenuto la maggioranza assoluta, ma la minima con il 36,7% delle preferenze pari a 95 seggi su 230 del Parlamento. Il Partito Socialista Democratico, con una linea politica di centrodestra e al governo fino al 2015, si è piazzato al secondo posto con il 28,1% (70 seggi), mentre le previsioni lo davano 10 punti percentuali sotto i Socialisti del vincente Costa. Ricordiamo che l’esecutivo di Antonio, ex sindaco molto amato di Lisbona, nei suoi primi quattro anni di vita, è stato appoggiato da du partiti della sinistra più estremista: il Blocco di sinistra, votato dal 9,6% degli lettori (16 seggi) e la Coalizione di sinistra (PC) ha ottenuto il 6,3% (9 seggi). Disfatta, invece, per i Popolari di destra al 4,2% (4 deputati).
Con un governo di minoranza, anche se con l’appoggio dei 25 seggi, avrà abbondanti deputati per proseguire le riforme, Costa ha sperato che i prossimi quattro ani siano stabili: “La stabilità politica è essenziale per la credibilità internazionale del Portogallo”, ha commentato il leader socialista e premier eletto, che in questi giorni inizierà i colloqui per formare il suo secondo esecutivo.
Il miracolo portoghese di una sinistra che piace viene votata e non stufa dopo quattro anni al Governo, è da imputare allo stesso Costa e al suo ministro dell’Economia, Mario Centeno, un vero fuoriclasse che è soprannominato “il Ronaldo della Finanza” che, sovvertendo le regole della Troika, dopo la fine della durissima cura per permettere al Portogallo di uscire dal suo coma economico, ha respinto l’austerity tagliando le tasse, diminuendo l’Ica di dieci punti (dal 23 al 13 sulla maggioranza dei beni di consumo). Con la cura Costa-cenetenoil Portogaloo si è rialzato miracolosamente, mentre fino dieci anni fa era dato per spacciato dalla Ue che ha elargito un maxiprestito per salvare il sistema bancario dei lusitani. Ma sono state le decisioni della coppia Costa-Centeno a far sì che la disoccupazione calasse in quattro anni dal 12,4% al 6,4; ha tagliato da 40 a 35 le ore settimanali degli impiegati pubblici e ha aumentato del 20% il salario minimo. Misure coraggiose, al limite del rischio default che hanno funzionato, contrariamente alle previsioni di Bruxelles.
I comunisti con i loro alleati più estremi, sicuramente, continueranno a sostenere un governo socialista di minoranza, riproponendo un’alleanza che resta senza precedenti in Europa: i loro detrattori hanno chiamato questa “cosa politica” una “geringonca“, che in lingua lusitana significa in gergo “uno strano aggeggio”. Questa volta, però, potrebbe essere più difficile e non così automatico trovare un accordo con i comunisti. L’estrema sinistra, infatti, chiede un considerevole aumento della spesa pubblica a cui Costa, che si è presentato come custode delle finanze, pur evitando il diktat sull’austerity della Troika, finora si è opposto. E ha avuto ragione, perché oltre che combattere e configgere disocupazione e debito pubblico, l’economia portoghese ha consolidato una spettacolare ripresa, e dopo il drastico rigore seguito al salvataggio finanziario del 2011. La crescita è al livello più alto dall’inizio degli anni 2000 e il deficit pubblico dovrebbe tornare quest’anno allo 0,2%. Il debito invece è ancora intorno al 120%. António Costa, tignosissimo del Benfica F.C., ha saputo accelerare la revoca delle misure di austerità approfittando della buona congiuntura del suo Paese per continuare a ridurre il deficit. E questo è stato il suo migliore argomento e credito elettorale, anche se i portoghesi si lamentano ancora dei salari bassi e del generale peggioramento del Welfare e dei servizi pubblici. Preoccupa il boom del turismo che, da un lato ha contribuito a far crescere il Pil apportato dal settore turistico, ma dall’altro ha prodotto quadruplicamento degli affitti e dei valori delle case: cifre che escludono i portoghesi, a favore degli investimenti dall’estero. Quindi, la missione del salvataggio finanziaria della terra lusitana non è ancora terminato e i prossimi quattro anni potrebbero essere i più difficili per il socialista Costa, sorretto dai comunisti.