È tutta questione di… saper giudicare.

All’inizio di un nuovo anno accademico, il primo giorno di lezione, entrato in aula, ogni studente si guarda intorno alla ricerca di visi conosciuti e alcuni riescono a fare un cenno di saluto a un paio di amici.

Individuata l’aula, all’interno della quale gli studenti si devono recare, per la prima lezione del corso programmato dall’ateneo (o dalle scelte che ogni studente ha compiuto nella compilazione del proprio piano di studi), si occupa un posto e si comincia a fare due chiacchiere con il compagno seduto accanto.

Pochi minuti più tardi, entra in aula un signore che ha in mano un paio di libri e uno zaino, e mentre si dirige verso la cattedra, deposita il materiale che ha in mano, estrae dalla propria borsa il computer, collega tutti i fili necessari alla proiezione delle slide che riguardano la lezione. Si ferma, e guardare gli studenti.

Si presenta velocemente, elenca i testi necessari per frequentare il corso e sostenere l’esame di fine corso. Poi, comincia a tenere la sua lezione seguendo il programma didattico stabilito, e nei giorni della settimana appuntati nel calendario accademico, con un altrettanto preciso orario.

Durante la lezione, qualche studente alza la mano per porre una domanda e, al cenno del professore, emerge una questione riguardante un argomento appena trattato, alla quale il docente cerca di rispondere in modo esauriente.

Allo scadere dei tre quarti d’ora, il professore termina la propria spiegazione, perché la presentazione è durata tutto il tempo necessario, congeda gli studenti che raccolgono le loro cose e si dirigono verso la porta, chiacchierando con gli amici mentre escono dall’aula.

Per tutti coloro che hanno frequentato l’università, molto probabilmente il loro primo giorno di lezione è stato come l’ho appena descritto. Prima di quel giorno, nessuno di voi conosceva i propri compagni di corso e nemmeno l’insegnante; nessuno sapeva bene cosa attendersi da quel corso. In linea generale, si può quindi dire che tutto è avvenuto senza intoppi e in modo relativamente agevole.

Le domande da porsi ora, per comprendere il titolo di questo articolo sono: perché occasioni simili a questa seguono un andamento così prevedibile, anche se le persone coinvolte non si sono mai incontrate prima? Come fanno le persone a conoscere le norme, le regole e le aspettative implicite e tipiche di contesti sociali diversi (l’aula, l’ambiente di lavoro, la sala da concerto o un pranzo formale)? Come potevano sapere gli studenti quale comportamento fosse necessario adottare una volta entrati in aula? Perché si sono seduti uno accanto all’altro e hanno cominciato a chiacchierare, smettendo di parlare quando il professore è entrato?

Perché, come vedremo nei prossimi articoli dedicati a queste risposte, la società è una struttura regolata da norme, implicite e palesi, alle quali ci adeguiamo durante tutto l’arco della nostra vita.

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