Trent’anni dal primo migrante
Fu trovato sulla spiaggia andalusa di Tarifa. Aveva pochi vestiti addosso impregnati d’acqua, le braccia disposte a croce col viso rivolto al cielo, dopo che aveva attraversato con una zattera improvvisata lo stretto di Gibilterra, morendo tra le onde. Il suo corpo il mare lo restituì il primo novembre del 1988. Era un marocchino attorno ai venticinque anni, fu la prima vittima censita dell’immigrazione attraverso il Mediterraneo. La sua immagine fu immortalata dal giornalista spagnolo Ildefonso Sena con la sua Nikkon: dieci scatti in bianco e nero che fecero il giro del mondo e denunciarono qualcosa che molti non conoscevano. Ildefonso, senza saperlo, aveva testimoniato con quelle immagini crude l’inizio di una lunga serie di tentativi dei migranti africani finiti in tragedia. Come il bimbo dalla pelle color blu morto asfissiato e lasciato come fosse una bambola sula sabbia di Mykonos.
A pochi passi dal corpo mai riconosciuto del ragazzo marocchino, incagliati su uno scoglio c’erano i resti di una zattera. Ildefonso che all’epoca era un giovane reporter del Diario de Cadiz, ora in pensione, il 3 novembre, due giorni dopo il ritrovamento, contò atri due cadaveri, poi altri quattro, poi due. Il conto finale fu di undici persone annegate mentre tentavano di raggiungere dal Marocco la Spagna. L’anniversario di quel dramma dell’immigrazione è stato celebrato in sordina, proprio su quella spiaggia. C’era Ildefonso, c’era qualche autorità di Tarifa. Quegli undici morti furono i primi di altri settemila che, secondo le stime, dicono siano morti nel Mediterraneo all’altezza di Gibilterra, dove le correnti marine sono insidiosissime e i fondali raggiungono i mille metri.
Tra il 1982 e il 1984 erano stato fermati dalla Guardia Civil di Cadice alcuni trafficanti di marijuana provenienti dal Marocco, ma nessuno prevedeva che entro pochi anni, sarebbe esplosa la crisi dei flussi d’immigrazione con una Spagna e un’Europa totalmente impreparate.