caixacatLa minaccia indipendentista che nell’ottobre del 2017 rischiò di spaccare la Catalogna dalla Spagna con la celebrazione di un referendum di massa sull’autodeterminazione della comunità autonoma che voleva (e vuole) essere repubblica, produsse un gran paura nei grandi e piccoli risparmiatori. La Banca di Spagna ha calcolato che da ottobre 2017 a oggi, 32.600 milioni di euro (32 miliardi e 600 milioni di euro) sono stati spostati in altre comunità. Nei risparmiatori c’era la paura che il caos politico e il braccio di ferro con Madrid e il successivo commissariamento della Catalogna, facesse precipitare la situazione economica interna,  danneggiando i correntisti risparmiatori.
A distanza di oltre un anno, le cose sono un po’ cambiate. Il processo dell’indipendenza è fortemente rallentato dalla debole trattativa e volontà di fare tra Barcellona e Madrid che ha calmato la Generalitat con molte promesse e tagliando un po’ di tasse ai catalani. Nel secondo trimestre del 2018 di quei quasi 33 miliardi di euro versati su conti fuori dalla Catalogna, 10 sono rientrati su conti bancari catalani, mentre nel terzo trimestre ne son rientrati altri 2 miliardi, per un totale di 12.575 milioni di euro. Ne mancherebbero all’appello 20.025 di milioni, ma le banche catalane sono fiduciose.
A settembre erano 162.471 i milioni che i catalani hanno caricato su conti di deposito, con un aumento di 2.273 milioni dallo scorso giugno. I catalani sono da sempre molto risparmiatori e molto abili negli affari, anche se una gran parte è indebitata con un mutuo e, durante la crisi finanziaria, ha rischiato di perdere e ha perso la propria abitazione. Segno che economia ripartita, sono gli aumenti nel settore edile: gli affitti a Barcellona rispetto al 2010 sono quadruplicati, e il costo de metro quadro, dopo il feroce ribasso che ha toccato in Catalogna punte del 60 per cento, è in salita costante. Un appartamento di 100 metri quadrati, in una zona semicentraule di Barcellona, che nel 2005 valeva 350 mila euro, con la crisi era sceso a 220 mila euro, ora è risalito a 250 mila euro. Molti si soo arricchii con la crisi, altri hanno perso più del 50 per cento del valore commerciale delle loro abitazioni, costretti, però a pagare un mutuo per il valore del 2005.

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