Sea Watch, questa volta la Spagna tace
Il ministro degli Interni Salvini segue la sua politica di respingimento così come da anni la Spagna applica, nel silenzio del’Europa, la stessa norma, anche in modo più severo e senza strappi (come, invece, avviene in Italia). Ada Colau, la sindaca progressista, appoggiata da Podemos e dai comunisti catalani, però stavolta è rimasta in silenzio davanti al rifiuto italiano alla Sea Watch di sbarcare i migranti raccolti davanti alla Libia. Nemmeno Madrid ha commentato. Silenzio sulla questione. Non come un anno fa esatto, quando le navi Aquarius e Open Arms furono accolte nei porti di Barcellona e Valencia. Ma un anno fa si era nel pieno della campagna elettorale in Spagna. Il Governo socialista del Bel Pedro doveva ingraziarsi Bruxelles e dare una bella sberla morale all’Italia, insensibile e pervasa da rigurgiti razzisti, dimenticando che in trent’anni l’Italia ha salvato e accolto migliaia di migranti, secondo i non discutibili dati di Frontex. E investendo soldi che la Ue non ha mai restituito.
Questa volta Barcellona e Valencia non intervengono nella questione della Sea Watch, bandiera olandese e capitano tedesco, una trentenne anonima intestardita a violare ogni legge per attirare su di sé tutti i riflettori. La Spagna tace, come anche la Francia che di porti sul Mediterraneo ne ha e che non perde occasione per ributtarci come fossero immondizia i migranti che superano i sui confini dalla frontiera di Ventimiglia, perché per un senegalese o un libico è più razionale raggiungere la terra dei galletti, dove spesso vivono i loro famigliari, essendo i loro Paesi ex colonie francesi, sfruttate e abbandonate alla classe di politici corrotti africani creati dalla “grandeur” degli arroganti transalpini.
Per ora tutto tace. E i fulmini sono soltanto per noi italiani, gente razzista e insensibile che da qualche mese ha deciso di non accogliere più con la generosità e l’ingenuità degli ultimi trent’anni.