Barcellona sta tornando alla normalità, ma…
A una settimana dalla “Battaglia di Urquinaona” tra gruppi di destra, radicali indipendentisti e integralisti della secessione e anche tanti teppisti e infiltrati contro le forze dell’ordine della Catalogna e la Policia Nacional inviata da Madrid, Barcellona ha nuovamente indossato il suo bel vestito da sera, si è versata un Martini e ha ripreso a essere una città di grande fascino e attrazione per barcellonesi e, soprattutto per i turisti, amati e odiati. E indispensabili per l’economia catalana. Anche in un periodo, abbastanza moscio come l’autunno prima dei ponti dei Santi e dei Morti, Barcellona ha le ramblas invase di turisti. Quelle ramblas che una settimana fa ospitavano la guerriglia urbana a seguito della rabbia sollevata per le dure sentenze date ai nove golpisti politici catalani. Il Comune ha informato che i danni alla città provocati dalla guerriglia notturna ammontano a poco più di 3 milioni di euro, ma questa cifra bisogna aggiungere le spese di gestione delle 6 mila forze, tra agenti e militari e forze speciali, che hanno eseguito operazioni di difesa. Solo di cassonetti della raccolta differenziata ne sono stati bruciati 1200, avverte BarceloNieta, l’agenzia comunale che raccoglie rifiuti e pulisce le strade. Poi molte strade sono da asfaltare, i marciapiedi da riparare, molti alberi bruciati da tagliare e ripiantare. Per non parlare delle centinaia di vetrine rotte in centro, dei semafori abbattuti e di alcuni danni ad autobus e metro.
Questo fine settimana sono annunciate due grandi manifestazioni che potrebbe sfociare in nuova violenza. La tensione è alta, gli agenti delle forze di sicurezza non hanno ancora lasciato la capitale catalana. Ricordiamo che gli scontri e le violenza sono avvenuti, oltre che in altre città della Catalogna, come Tarragona, Lleida e Girona, anche a Madrid, Saragozza e Bilbao, con concentrazioni spontanee nel centro delle città, poi esplose in guerriglia. Ma la violenza più cruda e inspiegabile ha morso soltanto Barcellona. Una settimana fa, dopo ottobre di confronto tra forze di polizia e violenti, durante la manifestazione di 525 mila indipendentisti, gli arresti in un sola notte, ammontavano a 190 persone (tutti ragazzi tra i 18 e i 28 anni), 86 feriti (di cui una ventina agenti colpiti da acidi urticanti). Le autorità avevano individuato o zoccolo duro della violenza: 500 teppisti tra i 20 e 30 anni capaci di convocare 2 mila violenti e muoverli in modo paramilitare: portare le munizioni (pietre, bottiglie e acido) in luoghi prestabiliti, attaccare all’improvviso in blitz e poi scappare, incendiare i cassonetti con le molotov e attaccare soltanto la polizia, non le persone.
Un gruppo di “miserabili senza patria” come ha scritto il quotidiano El Mundo, che ha tenuto in scacco per otto giorni un’intera città blindata da due elicotteri della polizia, cento blindati militari e decine di auto, camion dei pompieri e ambulanze.