La Spagna abbandona l’ibernazione
Da lunedì scorso in Spagna è iniziata la seconda fase o, meglio, lo «scongelamento», dell’economia e della società, dopo un congelamento di due settimane della maggior parte di tutte le attività produttive e finanziarie. Diversa, invece, la questione per chi è disoccupato o per chi ha ancora l’azienda chiusa: deve continuare a seguire le regole d’emergenza, limitando gli spostamenti al minimo necessario.
Le ri-partenze nella penisola iberica sono diverse per le diciassette autonomie. Alcune, come la Catalogna hannodeciso di rimanere in quarantena, preoccupata dal numero dei contagi che non è diminuito come per i decessi. Le altre, come la Comunità di Madrid, che ha registrato una speranzosa frenata dei decessi, con tutte le cautele possibili, esce dall’ibernazione. Il bilancio globale e provvisorio della crisi da coronavirus in Spagna è di 172 mila infettati e 18 mila morti, 68 mila guariti.
L’esecutivo di Pedro Sànchez ha tenuto a ribadire che il telelavoro rimane da privilegiare ovunque sia possibile, mentre nei cantieri navali o nei cantieri edilizi gli operai sono tornati, armati anche di mascherine, guanti e disinfettanti gel. Ripartono anche gli uffici, ma non quelli dove c’è il contatto con il pubblico, gli studi legali e notarili, i tribunali. Va bene alla riapertura, ma bisogna osservare le regole di prevenzione contagio: osservare le dovute distanze tra persone, e coprire le mucose del viso (bocca, naso e occhi) con mascherine adatte. Una regola tuttavia, che ha già mandato i tilt le aziende: poche hanno a disposizione il materiale necessario per proteggere i propri dipendenti e operai.
Il quotidiano El País scrive che 9 aziende su 10 non hanno mascherine e guanti. Nemmeno camici adeguati e tamponi test. Il capo del dicastero della Sanità, Salvador Illa, è intervenuto sugli orari di lavoro, chiedendo di separare il più possibile i dipendenti a momento dell’ingresso e dell’uscita, imponendo turni scaglionati. Ovviamente chiuse le mense e off limits sono gli spazi comuni di riposo e socializzazione. Le autorità sanitarie chiedono a gran voce di non assembrarsi negli spogliatoi, nei bagni, di lavarsi le mani frequentemente, di usare guanti, di mantenere almeno due metri di distanza, di non scambiarsi bibite né cibo e di parlare poco. Le amministrazioni devono autorizzare le continue attività di sanificazione.
Il governo si è impegnato a distribuire già oggi dieci milioni di mascherine e a rifornire le farmacie in settimana. In un solo giorno a Madrid sono state regalate un milione e mezzo di mascherine chirurgiche all’ingresso delle metropolitane alle fermate degli autobus, ma il governo locale sostiene che è stato coperto soltanto il 20% degli ingressi della metropolitana. Vale lo stesso per i guanti e il gel disinfettante per le mani. Nei vagoni della metro, con 120 posti in piedi, sono ammesse soltanto 25 persone ben distanziate, questo ha richiesto più treni con più vagoni e attese doppie.
Tra una decina di giorni, se ci sarà un’altra ondata di contagi a Madrid e nella sua regione, significa che uscire dall’ibernazione è stata una scelta sbagliata e prematura. Intanto la Spagna tiene le dita incrociate.