La Catalogna, forte della sua vocazione ai servizi di ospitalità verso i turisti da un secolo, riapre le porte ai vacanzieri stranieri che vogliono visitarla quest’estate. Dimenticandola brutta estate del 2020, schiacciata dall’emergenza della pandemia, Barcellona e tutta la Comunità della Catalogna, stanno riaprendo i servizi di hotelleria e viaggiano già a un regime consistente: soltanto nella città di Antoni Gaudí son già 151 gli hotel operativi con quasi 35 mila posti letto disponibili che equivalgono al 85 per cento del totale. Numeri che fanno molto ben sperare l’Ente del Turismo Catalano, consultabile all’indirizzo web.gencat.cat.

Il turismo in Spagna vale il 16 per cento del Pil nazionale e la Cataloga contribuisce con un bel 5 per cento, come punte del 6 per cento come negli anni Dieci del Duemila. Si potrà visitare e godere della Strada Familia, costruzione dal 1847 che dovrebbe terminare lavori entro il 2028, dopo quasi due anni di stop dei lavori per il Covid-19. Già aperto, con i protocolli di sicurezza sanitari, il MNAC, l’interessantissimo tempio dell’Arte Nazionale della Catalogna, com il Palau de la Música e il Museo Picasso, che non ha la grandezza di quello di Amsterdam o del Reyna con il gigantesco Guernica, un tripudio di 3,49 m x 7,77 m, che Picasso dipinse in soli due mesi nel 1937. Dopo soltanto cinque mesi al Louvre di Parigi, gli spagnoli lo riportarono a Madrid alla fine del 1937. E da lì non si è mai mosso.
Sono molti i Sisti italiano, spagnoli e catalani che suggeriscono itinerari estivi e autunnali in tutta la Catalogna, dalle spiagge della Nostra Brava, alla montagna di Montserrat. Casa Batló, la casa dei draghi marini, promette ai visitatori una entusiasmante esperienza in “realtà aumentata”. Mentre Casa Mila, detta la “Pedrera”, la “pietraia”, poiché non fu gradita dalla classe nobile catalana che, sicuramente, invidiava l’arricchimento della borghesia barcellonese che poteva permettersi gli archi-star del XIX secolo come Gaudí e Fustèr, riapre assieme a Casa Vicens, e all’originalissimo Park Güell progettato e e costruito sempre dalla’”arquitecto de Dios” catalano. Per i malati di calcio riapre anche il museo del F.C. Barcelona dentro lo Stadio Camp Nou: juventini, milanisti, interisti e romanisti potranno ammirare la pingue collezione di trofei europei e mondiali dei “blaugrana”. I biglietti della Camp Nou Experience li trovate nel Web.

Ma non solo l’arte di Barcellona e dintorni: collina, montagna, spiaggia e mare sono una meraviglia in tutta la Catalogna con prezzi moto concorrenziali: vietati i rialzi dei prezzi se si vuole attirare i turisti francesi, italiani e tedeschi. Frontiere aperte anche ai britons che però non vogliono ancora aprire agli spagnoli. In queste ore c’è un braccio di ferro tra Londra e Madrid.

In Catalogna ritornerà anche la Movida notturna, ma sempre rispettando regole e orari. La Generalitat (Il Governo della Catalogna) ha redatto un piano preciso per chi vuole tirare tardi tra locali e discoteche. Tute le regole per la sicurezza sanitaria sono imprescindibili.

Intanto, le nuove restrizioni contro il virus approvate questo mercoledì dal Consiglio Inter-territoriale della Salute hanno innescato l’ennesimo disaccordo tra le comunità e il Governo. La decisione di imporre limitazioni all’ospitalità e alla vita notturna fino a quando il 70% della popolazione spagnola non sarà vaccinato, e tutti gli over 50 non saranno immunizzati, è stata respinta da sei comunità su diciassette, tra cui Madrid, Andalusia e Paesi Baschi. Le sei regioni autonome hanno insistito sul fatto che non si atterranno alla decisione. Il semaforo con i livelli di allerta e le misure legate al tempo libero, all’ospitalità e agli eventi di massa, che finora ha funzionato da guida, sarà obbligatorio, ma le autonomie più critiche vedono in questa decisione come una nuova invasione di competenze.

Il ministro delle Politiche del Territorio e della Funzione Pubblica, Miquel Iceta, ha chiesto che vengano rispettate le misure concordate: “Non lo chiedo perché è un obbligo, ma perché conviene a tutti noi”. I dubbi sull’obbligatorietà delle decisioni prese nel Consiglio interterritoriale hanno affrontato il governo e le comunità durante tutta la pandemia. Non esiste una giurisprudenza chiara, sebbene la Suprema Corte abbia accettato la natura vincolante di questi accordi nelle risoluzioni emesse nei mesi scorsi.

Sarà un’estate di polemiche in Spagna, tra divieti e il solito “vietato vietare£ degli spagnoli.