A una decina di giorni dall’emorragia di migranti che hanno raggiunto la spiaggia nord di Ceuta, spinti dalla polizia marocchina che li letteralmente gettati in mare, donne, bambini e neonati, le autorità di Rabat hanno minacciato Madrid di inondare nuovamente l’enclave spagnola di clandestini.
Sarebbe l’ennesima ripicca dei marocchini contro il Governo del socialista Pedro Sánchez che trattiene, in stato di fermo, in un ospedale di Saragozza, Brahim Ghali, comandante del Fronte Polisario per la liberazione del Sahara Occidentale che, Rabat, considera un sanguinario terrorista. Anche Madrid vuole processare Ghali e lo scontro diplomatico ha coinvolto anche i reali di Spagna e del Marocco.
Sánchez, come da prassi, ha attuato immediatamente i “respingimenti a caldo” riportando oltre la frontiera spagnola il 90% dei clandestini che sono entrati a nuota nell’enclave iberica. Lo ha potuto fare in base a un accordo firmato quasi vent’anni fa dal socialista allora premier José Luis Rodríguez Zapatero: l’accordo permette alla polizia spagnola di fermare, arrestare e riportare oltre la frontiera chiunque oltrepassi il confine dell’enclave senza documenti validi. Il tutto entro le 48 ore, con il permesso delle autorità di Rabat che non devono ostacolare il lavoro della Guardia Civile e della Guardia Marina. Un accordo che manca all’Italia che invece ha demandato alla Marina della Libia (donandogli due navi pattuglia) il compito di impedire e partenze dei migranti a bordo delle nevi fatiscenti messe in mare dai trafficanti d’uomini che, sanno come corrompere o eludere la polizia libica.
Non si conoscono le prossime mosse di Madrid che davanti a the minaccia per ora resta in silenzio, confidando anche nell’intervento di Bruxelles. Nel pieno della crisi immigratoria, Sánchez ha firmato un assegno regalo da 40 milioni di euro per il Marocco: soldi con cui Rabat deve rafforzare il controllo e il presidio sulla frontiera.