Qui Madrid, città apertissima e invasa dagli italiani
Madrid è una città apertissima. Bar aperti oltre le 11 di sera, fino alle cinque del mattino, come se mai ci fosse stata nella capitale spagnola quell’orrenda ecatombe di migliaia di madrileni. Piazze invase nuovamente dai tavolini di ristoranti e bar, musei pieni, teatri funzionanti e per le strade, fiumi di persone. Se si ascolta tra il fitto brusio, si distinguono, molto bene, la lingua italiana e francese. Mai tanti italiani sono decollati da Malpensa, Orio al Serio, Fiumicino e altri aeroporti, in direzione Spagna. Manco fosse luglio o agosto.
Tutti benedicono Isabel Ayuso, la testarda governatrice uscente della Comunità di Madrid, che si è battuta per mesi contro le ordinanze restrittive del Governo di Pedro Sánchez. Un lungo braccio di ferro, con attacchi e colpi bassi, ma poi ha vinto lei, Isabel che ora si candida nuovamente alla presidenza sempre con il Partito Popolare di Pablo Casado di una delle regioni autonome più popolose, potenti e ricche di Spagna. Una mossa che molti vedono come meramente politica per rastrellare anche i voti degli indecisi e degli orfani di Ciudadanos (C’s): essersi battuta contro il lockdown, avere restituito le libertà ai madrileni di muoversi come prima della pandemia l’ha fatta molto apprezzare. E chi se ne frega se è stata soltanto una mossa elettorale o dettata da una vera convinzione.
In alcuni bar di Madrid hanno, addirittura, dato il suo nome alle tapas: “Patate alla Ayuso”, “Acciughe alla Ayuso” e via così.
Sapremo tra una paio di settimane se la riapertura produrrà una valanga di nuovi contagi (c’è la variante inglese che preoccupa) o il numero degli infettati è rimasto basso.