Un’altra notte di incendi, sirene, violenza e guerriglia. Un’altra notte di disordini tra manifestanti che non sono più tali, ma sono aggressori incappucciati che sfidano, anche a volto scoperto, le forze dell’ordine. Estremisti rossi e neri, indipendentisti e no. Il quartiere Eixample, la Ribeira. Paseo de Gracia e il Barrio di Gracia sono da cinque notti la terra di nessuno che nel buio si accende e brucia ingordamente come un rogo di paglia, per lasciare il giorno dopo, cumuli di ceneri, auto e cassonetti carbonizzati, come a Beirut, come nella striscia di Gaza, come a Damasco.

Il mio vicino di casa si lamenta che è da una settimana che paga settanta  euro al giorno per ricoverare la sua auto nuova, altrimenti sarebbe già cenere. BarceloNieta (gioco tra Barcelona e Pulita), l’azienda rifiuti, lamenta che oltre duecento cassonetti sono stati bruciati, la raccolta Barna okdifferenziata è soltanto una montagna maleodorante di una massa indefinita che fuma ancora al mattino. La Policia lamenta di avere cinquanta feriti, di cui una decina gravi, con teste e ossa rotte, e ustioni. Oltre alle molotov gli aggressori di ieri in Via Laietana hanno gettato anche acido urticante e ogni possibile oggetto contundente.
Venerdì 18 ottobre, cinque giorni dopo la lettura della sentenza che ha condannato a una media di dieci anni di galera a testa i dodici autori del golpe secessionista mancato del 2017, è stato il giorno dello sciopero generale, una consuetudine che la Catalogna adotta soltanto quando lo è anche in tutta la Spagna, ma trovi sempre qualcuno che lavora in questa comunità operosa, dalla mentalità lombarda, che non chiede soldi, assistere e mutue, ma solo la libertà di fare.
Lo sciopero generale ha cambiato il volto della città: negozi, uffici pubblici chiusi, scuole e mezzi di trasporto fermi. Impossibile trovare un taxi, nemmeno un Uber. La massiccia manifestazione degli oltre 500 mila che chiedevano la liberazione dei condannati (che sono otto su dodici, poiché quattro dovranno soltanto pagare una multa pecuniaria), era iniziata col piede giusto. Un bel corteo corteo colorato dalle bandiere della Catalogna con famiglie e bambini, distribuito su cinque marxe per la libertat, cinque cortei che si sono incontrati, in serata, nella centrale Plaza Catalunya per la festa finale. A Catalunya dove tutto ha inizio e fine. Ma verso le 18, il corteo che risaliva Via Laietana, l’elegante strada-salotto occupata dai magnifici palazzi del Liberty catalano, ha subito l’attacco di oltre duecento persone, di cui molte incappucciate, che con spranghe, sassaiole, molotov e bombe carta di acido hanno preso di mira il triplo cordone della Policia Nacional, scatenando la guerriglia in strada, tra cariche, e auto che bruciavano assieme a cumuli di immondizia non rimossa. Tutto sotto gli occhi esterrefatti di molti turisti ospiti dei tanti hotel e B&B del quartiere, molto frequentato perché a metà strada tra il centro e la spiaggia. La guerriglia è andata avanti fino e oltre la mezzanotte. Vedo le 9 di sera il blocco di aggressori, estremisti indipendentisti, rossi e neri, si è rimpolpato con nuovi arrivi che hanno portato casse di oggetti da lanciare (case poi rinvenute dalla Guardia Civil, dopo la segnalazione dell’elicottero che ha ripreso e fotografato dall’alto i movimenti degli aggressori). Come siano riusciti ad arrivare fino al centro, in una città blindata e chiusa non si sa.

Verso mezzanotte un drappello di una quarantina di persone, a volto scoperto, era ancora a Urquinaona a sfidare le forze dell’ordine che con canti catalani e lanci di oggetti continuavano a sfidare le forze dell’ordine col lancio di ogni oggetto reperibile. I facinorosi impedivano ai pompieri di spegnere gli ultimi roghi, ma una ultima carica, con potenti getti d’acqua, ha sgombrato Via Laietana e Plaza Urquinaona, permettendo ai vigili del fuoco di fare il loro mestiere e alla Policia di completare gli ultimi arresti: una ottantina solo venerdì, con un centinaio di feriti, di cui una trentina agenti. Solo verso le due di notte, la situazione su Laietana si è normalizzata. Le tecniche di aggressione alle forze dell’ordine hanno fatto pensare a un gruppo ben allenato e organizzato di almeno quattrocento persone che si è infiltrato nel corteo pacifico con migliaia di persone e, al momento giusto, ha tirato fuori dai loro zainetti, stanche, molotov, acido, caschi e protezioni e hanno aggredito manifestanti pacifici e polizia. Una tecnica tipica dei black bloc come si è vista al G8 di Genova nel 2001. E chi non aveva le munizioni con sé, puntualmente le ha trovate in determinati punti.

In serata il ministro degli Interni Fernanda Marlaska, ha detto in diretta Tv, che chi aggredisce un agente dell’odine, deve scontare la prigione fino a sei anni. Ma nel caos delle ultime tre settimane, prima del voto nazionale delle legislative, mancano le voci del premier Sánchez e anche gli interventi e gli inviti alla pace e al dialogo del presidente della Catalogna Quim Torra e della sindaca Ada Colau. Mancano paio le parole. Stanno tutti zitti e pensano alle urne.