La vita rimane congelata fino a fine mese
Davanti ai dati sui contagi e morti leggermente più bassi, ma sempre impressionanti, era inevitabile che il premier socialista Pedro Sánchez ritornasse a chiedere al Congresso altri quindici giorni per sperare che l’epidemia del Covid-19 si calmasse. E così ha fatto sabato in diretta tv nazionale.
Lo stato d’emergenza nazionale, quando ormai la Spagna ha superato il numero di casi di coronavirus in Italia, durerà fino al 26 aprile. Fino a quella data il Paese iberico resta ancora in quarantena, in “hibernación”. Lo stato di allarme in Spagna era stato dichiarato ormai quasi un mese fa, il 14 marzo del 2020. E con lo stato di allarme a Sánchez sono attribuiti poteri speciali, come il controllo delle strutture sanitarie private e la possibilità di esautorare i governatori più riottosi delle autonomie. Come fece l’ex premier Mariano Rajoy nel 2017 contro il ribelle separatista Carles Puigdemont. Solitamente è ammesso per catastrofi o calamità naturali.
Tra quindici giorni l’esecutivo cercherà di allentare il giro di vite sulla mobilità dei cittadini. Sánchez spera che gli spagnoli possano recuperare in fretta la “nostra vita ma anche quella economica e sociale”, ha dichiarato quasi commosso. L’idea è di riaprire le attività economiche e commerciali, a scaglioni, subito dopo le festività pasquali.
Intanto i decessi per Covid-19 sono diminuiti. Tra venerdì e sabato sono decedute 809 persone. Mercoledì erano 850. Un miglioramento rispetto agli ultimi giorni, quando i morti erano oltre 900 al giorno. Il totale delle vittime è di 11.744 in Spagna. C’è un rallentamento nel numero dei nuovi contagiati: 7.026 rispetto a ieri, il totale è di 124.736, più dell’Italia ferma a 124.632, con una differenza di 104. Ci sono 6.532 pazienti ricoverati in unità di terapia intensiva. Molti ospedali respingono da martedì gli anziani più gravi se hanno dai 77 anni in su.