È un’opera molto colorata dipinta su un muro lungo una sessantina di metri . Rappresenta quindici donne di successo nei loro settori, pioniere della presenza femminile nel lavoro o paladine dell’eguaglianza: ci sono, cito solo alcune, Angela Davis, Rosa Parks, Frida Kahlo, Chimamanda Ngozi Adichie e Nina Simone. Tutte considerate donne troppo a sinistra come sostiene Vox, la destra più destra spagnola. Il sindaco di Madrid José Luis Martínez-Almeida, classe 1975, Partito Popolare, tenta di sgonfiare la polemica: «Non si attacca il femminismo, è una semplice scelta di democrazia, esattamente come lo fu quella di realizzarlo».
Parrebbe essere una questione di ben terza o quarta classe, considerati i problemi reali in Spagna tra pandemia e crisi economica, tuttavia nella Capital da settimane si dibatte se eliminare il murale o no su un muro perimetrale di un centro sportivo che lo dedica alle Paraolimpiche. In verità dietro quest’opera colorate e ben riuscita ribollono le ragioni politiche, culturali e, ovviamente quando siamo in terra iberica, identitarie. E qui, dietro la polemica sulla parità di genere, si mescolano temi rivoluzione, razzismo e comunismo.

Un murale di sessanta metri con le principali eroine tra cui anche Lyudmila Pavlichenko, la leggendaria cecchina di Iosif Stalin

Il murale è lì da quasi tre anni, non da ieri, realizzato su una parte del perimetro del centro sportivo comunale di Ciudad Lineal, un quartiere di Madrid medio-borghese che contiene il Bernabeu e la antica Plaza de Toros. E considerato che le capacità di ognuno di noi non hanno sesso né dipendono dal genere, i consiglieri di Vox nel Consiglio comunale madrileno hanno esaminato tutte le eroine rappresentate e si sono incazzati, perché ci sono le attiviste per i diritti civili Angela Davis e Rosa Parks, ma anche la pittrice Frida Kahlo, la scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie e la cantante Nina Simone. Tutte di pelle nera e col cuore troppo a sinistra. Poi per il messaggio contenuta sulla parità dei sessi, Vox su alcuni aspetti brontola un po’, classificando l’opera da strada come ” un messaggio terzomondista, di parità razziale d anticolonialiste”.
Ma la cosa che più fa scaldare la coscienza voxiana di questo “dipinto politico” più esplicito di un manifesto elettorale, sono le presenze sul muro spagnolo di Lyudmila Pavlichenko, la leggendaria cecchina agli ordini di Stalin, e di Valentina Tereshovka, prima donna nello spazio grazie ai razzi dell’Unione sovietica, venerata anche da Putin. Eroine della cortina di ferro nemica e inconciliabili per la gioventù atletica e anticomunista di quel quartiere madrileno.
Così si è pensato di cambiare il murale con uno più sugli sport olimpici e paraolimpici, invece di buttarla sempre in politica. È d’accordo alla proposta il PP, che non ha ancora trovato una chiave valida per allearsi sia in Consiglio sia in Parlamento con Vox l’altro pezzetto di destra spagnola di Ciudadanos che, però, gode a Madrid dell’alleanza di 4 scranni di Vox. Ma non è piaciuto ai partiti di sinistra che hanno iniziato una raccolta di firme per non modificare quell’opera.
E dopo una manifestazioni della sinistra femminista, l’eco della protesta è arrivata alla Moncloa, il palazzo del potere spagnolo. Il premier Pedro Sánchez ha così twittato: «La lotta di milioni di donne per avere l’eguaglianza nella società e nel lavoro ha marchiato in modo incancellabile la nostra storia. Ma quella battaglia non è ancora conclusa. Continueremo a combatterla in tutti i contesti fino a quando le donne saranno libere e uguali».