Lo chiamano “l’Uragano Isabel”, ma non preoccupa l’incolumità di Madrid con il suo bel clima caldo secco. È stato un ciclone incontenibile il trionfo della quarantaduenne Isabel Díaz Ayuso, la governatrice uscente della Comunità di Madrid che ha avuto quasi un plebiscito: la metà dei 136 seggi oltre a quelli Vox con cui ha la maggioranza assoluta sopra i socialisti, gli eco-socialisti e i brandelli dei grillini spagnoli, rimasti pure orfani della loro guida e fondatore, Pablo Iglesias.
Con il 44% dei voti, 65 seggi, diventati 79 con l’alleanza con l’ispano-cubana Rocío Monasterio, l’asso nella manica di Santiago Abascal, il centrodestra si riprende la regione più ricca e potente di Spagna e fino al 2023 governerà senza sussulti.
La Díaz Ayuso ha gestito per Madrid tutta la pandemia di Covid-10, fin dall’io della crisi, con le massime emergenze della scorsa estate quando ogni giorno, soltanto nella capitale si registravano 400 decessi per il virus, gli ospedali erano al collasso, con le terapie d’emergenza strapiene e gli anziani morivano in solitudine nelle loro case o nei corridoi del ambulatori. La regina Isabella gestito facendo il massimo, sbagliando anche, come molti amministratori davanti a un’inedita e misteriosa ondata di peste, ma ha fatto. E ha sposato, da subito, una linea liberista, lasciando aperti i maggiori e principali esercizi della regione, non soffocando i ristoratori che venivano da un lungo lockdown imposto dal Governo centrale di Madrid.
Pur con la seconda ondata in arrivo, lo scorso inverno Isabel si è opposta alle direttive del premio socialista Pedro Sánchez e ha aperto e riaperto quasi tutto, imponendo severi controlli, regole sanitarie e un’attenta analisi delle acque reflue di Madrid per capire con esattezza quali zone fossero ostaggio del virus. Questo ha permesso agli amministratori di chiudere in modo chirurgico i quartieri pericolosi e lasciare aperti quelli con un basso indice di contagi. Così da dare ossigeno ai ristoratori in una città dove la vita sociale da bar de tapas e restaurante è esempio per le altre città europee.
Ha giocato d’azzardo e ci è riuscita, salvata da un’impennata prevista con orrore dagli epidemiologi, ma che in realtà non c’é mai stata.
Isabel, la regina coraggiosa, si è salvata la faccia e ha ipotecato il suo ritorno nel palazzo della Comunità di Madrid di Plaza del Sol, premia dai madrileni cui ha restituito la dignità del lavoro e la vita. Liberalismo contro l’ingerenza dello Stato che voleva tutto chiuso.

Isabel Diaz Ayuso assieme al leader eel Pp Pablo Casado festeggiano la vittoria di Madrid. (Per gentile concessione Ap Photo)

Viva la libertà di bersi una certezza con gli amici, e rimanere fuori fino alle undici di sera.
E gli altri leader di partito? A gioire a sinistra, c’era Monica García Gómez candidata con il suo Más Madrid, il partito eco-socialista spin-off di Podemos, e più incentrato sui temi locali che nazionali, soprattutto su ambiente e consumo sostenibile. MM è cresciuto di quattro seggi, rispetto ai 35 del Partito Popolare, ma il peggiore risultato a sinistra solo è aggiudicato Podemos: si aspettava una valanga viola di voti, il leader e fondatore, l’accademico e saggista Pablo Iglesias, s’era pire dimesso dal ruolo di secondo vice premier e ministro delle Politiche Sociali, per sedere sulla poltrona di presidente comunitario, e ricominciare la fondazione di Unidas Podemos dalla fortezza di Madrid che doveva essere espugnata a 26 anni di dominio del centrodestra. Così non è stato, UP ha preso soltanto tre seggi, fermandosi a 13, pochissimi anche per un’alleanza. E Iglesias ha dato le dimissioni da tutto, lasciando la politica attiva e la carica di presidente di UP. Non scomparirà di certo per sempre dalla scena politica spagnola, probabilmente ci riproverà da governatore tra due anni, che passano molto in fretta o si fonderà un suo partito se dovesse accorgersi che l’attrito coi suoi companheros è insopportabile.
E parlando di sconfitti, i peggiori sono stati i Podemos di centrodestra, gli arancioni di Irene Arrimadas, i contatori moderati, conservatori e borghesi, nati in Catalogna, per riempire il vuoto del centro e fare a bilanciere tra I Popolari e Vox. Ex alleati di Isabel Díaz Ayuso, sono rimasti sotto lo sbarramento del 5%, quando soltanto re anni fa erano tra il 25 e il 30% a livello locale e al 25 a livello nazionale. Rapida ascesa e successo e ancora più rapida caduta, da molto in alto, con una potenza di fuoco politico mal gestita e vaporizzatasi in meno di ventiquattro mesi.

La busta spedita a Pablo Iglesias di unidas Podemos contenente una lettera di minaccia per lui e la sua famiglia assieme a proiettili militari inesplosi.

La campagna elettorale di Madrid stia la più rapida e la peggiore a memoria d’uomo, piena di minacce, colpi bassi e proiettili di mitragliatrice spediti un po’ a tutti gli attori della sinistra. Una terra di slogan da Guerra Civil, banalizzazioni che hanno nascosto tutte le proposte per cambiare, migliorare i servizi della regione. Si è dibattuto e parlato troppo poco della reale situazione degli ospedali e del sistema educativo. Il Pp vuole la privatizzazione di sanità ed educazione, i Socialisti no. l’emergenza Covid19 ha lasciato voragini colossali nelle casse pubbliche, ma la regina Isabel ha tagliato o abbassato le tasse a tutte le impese private, con un occhio di riguardo alla ristorazione che hanno le tasse congelate per prossimi due anni in tempo per la scadenza del secondo mandato di lei.