Nel 1990 i nostri “cugini” spagnoli avevano già le idee molto chiare per quanto riguarda la decarbonizzazione del loro Paese. A differenza dell’Italia che aveva soltanto l’obiettivo di proibire l’energia termonucleare, gli spagnoli sapevano che avrebbero dovuto rivolgersi alle energie rinnovabili semplicemente osservando le loro terre, baciate quasi ogni giorno dal sole, attraversate dal vento e ricche di acque marine e fluviali.
Ognuna delle 17 comunità oggi consuma tra il 45 e l’85 per cento di energia prodotta in modo pulito, gratuito (non compra la materia prima) ed ecosostenibile. Milioni di euro d’investimene (anche con i soldi di Bruxelles) hanno fatto in modo che negli ultimi tre decenni si completassero grandi progetti per costruire parchi fotovoltaici che producono milioni di Megawatt (MW) per l’industria e i privati. Il settore dell’energia rinnovabile attualmente in Spagna è tra i più innovativi al mondo, tanto che le nostre industrie ora studiano il piano energetico iberico. Il Sud del Paese utilizza il fotovoltaico: nella regione meridionale dell’Andalusia, una zona che sfiora i 330 giorni di sole all’anno, conta uno dei parchi fotovoltaici più grandi al mondo che è capace di soddisfare il bisogno energetico di quasi tutta la Comunità andalusa, una regione molto conosciuta ai turisti del Nord Europa. Nelle regioni spagnole settentrionali, invece, la presenza dell’eolico e del settore delle energie marine ha raggiunto livelli di sviluppo notevoli.
Benché ogni comunità ha un suo Governo e una propria politica energetica, Madrid con l’ausilio delle industrie pubbliche private, ha approvato un progetto per le energie rinnovabile che, nessuna autonomia, ha rigettato e contatto. A livello nazionale e locale, gli spagnoli hanno capito già trent’anni fa dell’importanza di pensionare i carbonfossili nella produzione di energia. Lo dimostra il Piano StrategicoNazionale per il triennio 2021-2023: gli investimenti per le energie verdi sono aumentati del 25% rispetto al 2020-2022, con un incremento significativo della generazione solare ed eolica e la costruzione di altri 80 impianti di energia rinnovabile in tutto il Paese, per ottenere un aumento di 3,9 GW di capacità installata in energia rinnovabile. Quasi quattro GW è una potenza enorme pari a quasi 4 miliardi di Watt (W).

Per quanto riguarda uno dei problemi principali delle rinnovabili, ovvero l’accumulo energetico e i previsti cambiamenti normativi, la società spagnola Endesa (controllata da Enel) ha in programma di includere negli impianti del proprio portafoglio anche un sistema di batterie, al fine di rendere il sistema energetico più flessibile e di permettere agli impianti rinnovabili di fornire servizi ausiliari alla rete. Endesa ha anche intenzione di attuare questo stesso processo di ibridazione per le turbine a gas alla Isole Baleari e Canarie per favorire anche lì la diffusione delle rinnovabili. Il piano si integra alla perfezione all’interno del nuovo quadro normativo che il governo spagnolo sta mettendo a punto per facilitare il collegamento tra gli impianti di energie rinnovabili e la rete di distribuzione.

Il Plan Nacional Integrado de Energía y Clima 2021-2030 della Spagna ha delineato un programma estremamente ambizioso per promuovere la crescita della quota rinnovabile. Questo piano prevede un aumento della produzione di energia eolica dai 28.033 MW installati nel 2020 a 50.333 MW nel 2030, mentre nello stesso periodo il fotovoltaico dovrà aumentare da 9.071 MW a 39.181 MW. Inoltre, la strategia di accumulo energetico alza il limite minimo di capacità di storage per il sistema fino a 20.000 MW nel 2030, rispetto agli 8.300 MW installati attualmente. Madrid si è formalmente impegnato a eliminare completamente la dipendenza dal carbone entro il 2030, nonostante oggi questa soluzione fornisca circa 8.000 MW per il soddisfacimento delle esigenze energetiche della Spagna.

Dai primi anni Duemila, in Spagna sono nati parchi tecnologici per studiare e realizzare impianti per le energie rinnovabili. Migliaia di ingegneri provenienti dai Politecnici spagnoli ed europei hanno creato tecnologie sempre più evolute per sfruttare al meglio il sole, il vento, le acque e anche le energie geotermiche naturali. Questo ha richiesto anche la formazione del personale adeguato che è stato assunto o rieducato alle nuove tecnologie. La Spagna delle sei centrali termonucleari che aveva attive negli anni Ottanta, oggi ne ha soltanto tre e ha un piano per chiuderle entro il 2030.

E non solo. Il Governo centrale di Madrid ha anche una ricetta per l’idrogeno verde.
La Spagna vuole svolgere un ruolo di primo piano in questo nuovo settore tecnologico, perché lo considera un asset strategico per raggiungere l’obiettivo emissioni zero entro il 2050 e avere un sistema che si basi al 100% sull’energia elettrica totalmente pulita. L’idrogeno verde è essenziale per assicurare uno sviluppo sostenibile e una transizione giusta e per tutti. Endesa ha infatti presentato al Ministero per la transizione ecologica 23 progetti che riguardano proprio questa tecnologia, per un programma di investimenti da 2,9 miliardi di euro, con l’obiettivo di installare elettrolizzatori per 340 MW in combinazione con 2.000 MW di impianti di energia rinnovabile.
E in Italia che si fa’ si litiga, ci si strappa i capelli per la bruttezza delle turbine eoliche e dei parchi solari, si sono stretti patti con gli oligarchi russi e i ora si cercano gli arabi, anche in Paesi che sono regimi di tagliagole. Ancora una volta la Spagna batte l’Italia.