Nel regno di Spagna con Parlamento e Costituzione infuria da tempo la bufera del presunto spionaggio ai leader nazionalisti catalani. Lo scandalo era emerso alla fine del 2020, dopo i disordini a Barcellona. Negli ultimi tempi il livello di scontro è aumentato tanto da coinvolgere il Governo del socialista Pedro Sánchez, tanto che lo scorso 28 aprile, l’esecutivo di colazione si è salvato in extremis mentre stava votando un pacchetto di misure economiche e sociali per ammortizzare la guerra in Ucraina. I partiti separatisti catalani, finora soci del Governo, hanno tolto il loro appoggio, per denunciare il “Catalangate“.
Sánchez ha dovuto ringraziare la sinistra basca di Eh-Bildu che, invece, ha appoggiato i Socialisti di Spagna, evitando che la maggioranza andasse sotto. E non è la prima volta che negli ultimi mesi, Sánchez e compagni si salvino per un soffio. Lo scorso gennaio si era rischiato durante il voto sulla riforma del lavoro.
Da settimane i catalani al Governo chiedono le dimissioni della ministra della Difesa, Margarita Robles. ERC, il partito indipendentista catalano Esquerra Republicana, alleato di maggioranza è il più contrariato per lo scandalo, diviso internamente dal desiderio di sganciarsi dal Governo a trazione socialista. Secondo ERC il Governo deve immediatamente nominare una commissione d’inchiesta indipendente per per verificare le responsabilità dell’Intelligence spagnola.

Pedro Sánchez, 50 anni, dal 2 giugno 2018 guida il Governo socialista con l’aiuto di Podemos e di alcuni partiti indipendentisti baschi e catalani.

Il governatore della Catalogna Aragonés chiede di defenestrare la ministra Margarita Robles, colpevole di starsene in silenzio sulla vicenda delle intercettazioni che avrebbero coinvolto anche lui stesso.
Sarebbero, infatti, 63 i dirigenti indipendentisti catalani spiati al telefono. Lo ha rivelato il settimanale statunitense The New Yorker. Negli ultimi anni i telefoni di più di 60 politici, attivisti e giornalisti catalani, sarebbero stati intercettati e spiati attraverso il controverso software Pegasus, usato solitamente contro terroristi e criminali che utilizza uno spyware all’interno dei telefoni cellulari, in molti Paesi ritenuto illegale, se non per fini antiterroristici.
A luglio 2020 inglese The Guardian e il madrileno El País avevano appurato che esisteva un’indagine sui telefoni del presidente del Parlamento catalano Roger Torrent e di altre persone vicine al Governo indipendentista che denunciava le intercettazioni. In questi giorni sta emergendo che la lista di spiati è molto più lungo e comprende i massimi vertici della Generalitat catalana.
Le tensioni per questo scandalo stanno risvegliando la protesta degli indipendentisti che, a seguito della pandemia e della scarcerazione e indulto ai leader separatisti, si era raffreddata, indirizzata su un dialogo reciproco. Sánchez, che in questi due anni era riuscito a riportare la tensione Madrid-Catalogna su un binario di minor scontro, aveva anche rafforzato il legame con alcuni indipendentisti catalani, mentre ora si trova in difficoltà per questa questa rete di spionaggio. I rischi di rottura sono probabili e la legislatura inizia a creparsi.