Nel Decreto sulla Concorrenza che il Governo dovrebbe approvare a breve, la parte inerente i taxi è stata stralciata dopo la solita violenta protesta della lobby dei tassisti, che sfiora l’organizzazione criminale per come pensa e per come agisce. Dopo le minacce di morte agli ad di Uber, stalkerizzati fino al portone di casa, le rivolte che scatenano con la polizia ogni volta che sentono minacciati i loro privilegi (che esistono soltanto in Italia), ancora una volta un esecutivo si è calato le braghe davanti a loro, i padroni dei servizi pubblici di trasporto, i violenti e ignoranti che dettano legge e ci vietano l’uso di nuovi, più convenienti e sicuri mezzi di trasporto come Uber.
È di pochi giorni fa la testimonianza dell’olimpionica di ginnastica artistica Carlotta Ferlito che ha raccontato la sua esperienza molto simile ad altre. La Ferlito a Roma prende un taxi, appena si avvicina al loro parcheggio un tassista svogliato le chiede dove deve andare, ancora prima che lei possa salire sulla vettura. Cosa che uno che compie un servizio pubblico non dovrebbe fare, come se decidesse di accettare o no in base alla propria convenienza.
Già questo comportamento molto “italiano” insospettisce la campionessa. Dato che da almeno un mese è obbligo per legge che il cliente possa scegliere di pagare anche con il POS/CartaCredito, la Ferlito avvisa che pagherà con Bancomat perché non ha sufficienti contanti con sé. Al che il tassinaro che non vuole usare il POS altrimenti poi deve pagare le tasse, va su tutte le furie e minaccia di scaricare la giovane in mezzo alla strada. Ne nasce una discussione, la olimpionica scende dalla vettura pubblica, fa una foto a targa e numero di licenza taxi e avvisa che lo segnalerà alle autorità. Il tassinaro, allora, cambia umore, non dice più di avere accettato un’altra corsa per sbolognare la campionessa e si ingentilisce, ma la giovane lo scarica e prende un altro taxi che si dimostra degno di quel mestiere.
Questo capita ogni giorno in Italia agli italiani e soprattutto agli stranieri che, spesso, vengono accompagnati fino allo sportello Bancomat per prelevare il contante e pagare la corsa. Meglio il contante che non si dichiara. E i tassisti sono tra i primi evasori in Italia colti dalle Guardie di Finanza con vergognose dichiarazioni dei redditi da 12 mila euro l’anno.
Ora non scriviamo che tutti i tassisti d’Italia sono violenti, evasori, ignoranti, ma una buona percentuale lo è. E lo dimostra costantemente perché sa di finire sempre impunita. Anche con una legge di Stato che impone uso del POS a bordo del taxi, i tassinari criminali continuano a inventarsi che la loro macchinetta non funziona. Ai tempi di Uber quando, come avviene all’estero, c’erano vai tipi di muoversi con un’auto privata per spendere meno della metà di quanto chiede un taxi, nella loro protesta avanzavano preoccupazioni per i driver di Uber che, a loro giudizio, non erano sufficientemente protetti da leggi e assicurazioni. Che ipocrisia, si preoccupavano di un driver, spesso un universitario o un disoccupato che faceva qualche ora di Uber per vivere, pagarsi gli studi o le rate dell’auto, quando poi i tassinari venivano spesso denunciati per i violenti attacchi proprio ai driver.
Esiste quindi un problema da risolvere: bisogna eliminare i privilegi di una categoria di violenti ed evasori impuniti che lo stesso Stato ha creato e cresciuto senza dare loro una minima educazione. Troppe licenze vendute e rivendute (quando in realtà non si devono vendere secondo la legge, ma devono essere restituite al Comune. I tassinari, invece, fregandosene ancora una volta delle leggi, se le commerciano come fossero automobili. O se le passano di padre in figlio). Uber avrebbe aiutato a mettere le cose in chiaro e a eliminare evasioni, ruberie e violenze, grazie al tracciamento dei veicoli, (che aiuta anche in caso di incidenti e rapine), ai pagamenti sicuri e tracciati (evitando anche le numerose rapine di cui i tassinari si lamentano). Uber avrebbe potuto distinguere i vari servizi: taxi per aiutare anche la mobilità di anziani e malati (magari con aiuti del Comune) e Uber per permettere agli studenti che tornano a casa dopo la discoteca di non essere depredati dai predoni tassinari che triplicano i prezzi delle corse notturne. Molti studenti per non spendere per un taxi più di quanto pagano per un cocktail e un ingresso in discoteca, prendono l’auto (spesso dei genitori) e se alticci rischiano la vita. E tutti questi morti io li metterei sulle coscienze del tassinari che chiedono a uno studente €40 per una corsa da €15.
Questo sistema di mobilità vetusto, avariato, truffaldino che permette a un agnello di diventare lupo a differenza di altri Paesi civili, dove il tassista non è proprietario del mezzo che guida, ma soltanto un dipendente con un buon stipendio, diritti e benefit., questo sistema peggiora di anno in anno. Ecco perché non prendo taxi in Italia, e perché dovete sempre denunciare chi non accetta il bancomat, con la speranza di avere presto un Governo che abbia voglia e coraggio di mettere al loro posto i tassisti.