Ancora una volta leggendo l’attualità politica italiana mi viene il sangue alla testa, come si dice nel Paese che amo, non solo perché ci sono nato, vissuto, studiato e anche innamorato (ho conosciuto a Milano la mia attuale compagna franco/ispanica).
Parliamo dell’immane casino da dementi che aleggia da decenni sulle concessioni delle spiagge ai privati. Se siete andati in vacanza all’estero in zone balneari vi sarete resi conto che qualche differenza con l’Italia esiste. Io, vivendo in Spagna dal 2004 ( a febbraio festeggio i vent’anni!), prendo come esempio quello che succede qui, ma anche in altri Paesi, europei e non, visto che ho viaggiato e vissuto all’estero molti anni. In Italia abbiamo (o avete) 7375 chilometri di litorale, di questi 4969 sono balneabili (il 96%), secondo il decreto attuativo del Dlgs 30 maggio 2008, n. 116, recante attuazione della direttiva 2006/7/Ce .
L‘Italia è il Paese europeo con il maggior numero di siti di balneazione, 4.921, pari al 35,8% di tutte le coste balneabili del continente europeo. Seguono Francia (2.005 siti di balneazione) e Spagna (1910). Tuttavia la gestione tra Spagna, Francia e Italia è di una differenza galattica per il solito malcostume italiano ad arraffare, speculare, danneggiare il pubblico e, soprattutto, controllarlo mai, perché manca soprattutto la voglia e la volontà delle amministrazioni locali di farlo. Una famiglia italiana spende un media di 50 euro al giorno per un ombrellone e due lettini/sdraio in uno degli innumerevoli stabilimenti balneari dati in concessione ai Comuni e, di conseguenza, ai privati. I canoni che lo Stato chiede alle società di balneazione è ridicolo comparato ai loro volumi d’affari generati (e degli sconti che hanno sulle tasse, per nn parlare di quanto molti evadono…). Questo non me lo sto inventando, guardate gli studi delle varie associazioni di consumatori. In Spagna, raramente riuscirete a trovare un sito gestito da privati, il 95% delle spiagge balneabili è pubblico ed è libero. In queste spiagge i Comuni hanno rilasciato delle licenze a chi fornisce alcuni servizi a pagamento che i locali e i turisti possono decidere se usufruirne o no, perché non ci sono stabilimenti come in Italia recintati di cui la maggior parte dei gestori nega l’accesso pubblico al mare (e se lo concede, sono una miserabile manciata di centimetri sul bagnasciuga). Se siete stati Barceloneta o a Nueva Icaria, une delle spiagge più celebri della meravigliosa Barcellona, vi siete accorti che avete a disposizione docce e servizi igienici gratuiti mentre potrete scegliere se affittare ombrelloni e lettini. Il vostro premier (e anche mio purtroppo) ha voluto mettere mano alla leggendaria riforma peggiorando le cose. Destra e sinistra non hanno mai combinato nulla d’intelligente a oggi, ma non ne avevamo dubbi). Il non-capolavoro della Meloni è un altro pasticciaccio. Ha diminuito i costi dei canoni delle concessioni (togliendo soldi alle cose comunali) senza risolvere la “vexata questio”: “Ma perché in Italia devono ingrassarsi questi stabilimenti balneari che, con la loro ingordigia, fanno fuggire italiani e turisti e non aiutano il turismo?”. Voi non siete stanchi di essere presi per il basso coccige dai politicanti da strapazzo e dalle lobby dei parassiti che marciano su ciò che appartiene degli italiani? Che ne pensate? Intanto indosso l’elmetto di guerra.