Anas, Autostrade per l’Italia e la Famiglia Benetton non ce ne è uno che non abbia contribuito a peggiorare il sistema stradale e autostradale del nostro Paese in concussione con Comuni e Province. La qualità della rete italiane può fare concorrenza soltanto con qualche stato africano. In Europa le nostre autostrade sono le peggiori. Un segno che i nostri Governi hanno saputo non investire con grande perizia e responsabilità i fondi europei e statali. Una considerazione che si è riproposta con tutta la sua immensa impunità quando ho conosciuto due simpatici e svegli camionisti galiziani che di mestiere percorrono le strade europee, purtroppo per loro, anche quelle italiche. Joan e Miguel guidano un bestione Iveco da 16 metri e mezzo dal Nord della Spagna fino alla provincia di Como dove ritirano enormi bobine di pregiati tessuti per poi affidarli a un colosso spagnolo del tessile, settore in cui l’Italia ancora eccelle per qualità dei materiali pur producendo il 70% in meno rispetto agli anni Cinquanta. Non eccelliamo, però, come anticipatovi, per la qualità delle vie di comunicazione e dei servizi legati alla viabilitò che sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto di chi vive, lavora e guida in Italia. “Un mierda!” mi dicono in coro i due spagnoli, paragonando, non solo le loro autopistas che, anche a distanza di quarant’anni sembrano appena fatte, un segno che vi è un’attenta e doveroso manutenzione Il Ponte Morandi insegna in modo drammatico e vergognoso come in un Paese apparentemente moderno ma in realtà dilaniato da arretratezza, corruzione, menefreghismo, potentati, lobbismo e incuria, la sua rete stradale è stata sempre e solo oggetto di speculazione, soprattutto quando è andato nelle mani dei privati che non hanno mai investito in infrastrutture e sicurezza e hanno sulle coscienze tutte le vittime della maggior parte degli incidenti stradali. La Spagna ha creato dalla fine degli anni Settanta oggi quello che l’Italia non è riuscito fare in un secolo. I mei due amici camioneros, a parte confermarmi la totale maleducazione stradale degli italiani al volante (Conducen como si fueran unos locos perseguidos por la policía), mi chiedono perché la segnaletica o manca o è da interpretare, perché non esistono tracciate sull’asfalto le linee d’incanalamento per le vetture, perché per centinai di chilometri non si vede la polizia stradale (tra l’altro mi segnalano che i nostri agenti non parlano né spagnolo né inglese ma non è una scoperta e indossano gli occhiali da sole anche quando piove forse per essere più simili gli attori che si vedono in Tv). Non esistono caselli soltanto per camion, bilici e bisarche, la tecnologia è da terzo mondo (ricordate i cartelli “ad alto automazione”?) e gli operatori delle sezioni di rifornimento sono di una scortesia da competizione. Per non dire degli eterni lavori su strade e autostrade di cui mai vedremo la fine, frutto del becero mercimonio di subappalti vergognosi al ribasso che nessuno controlla quando iniziano e quando finiscono. E se siano stati realizzati ad arte. Che siamo un Paese gestito e amministrato centralmente e localmente nel peggior modo possibile ce lo devono confermare anche due camionisti spagnoli abituati a manti d’asfalto su cui è possibile giocare al biliardo, a caselli adeguati in altezza e tecnologia, a presenza di polizia e rapide squadre d’intervento. Che la Spagna ci abbia superato da almeno trent’anni in tutto, lo scrivo e ripeto da anni, poi ci stupiamo che preferiscano Riad a Roma per l’Expo.