È iniziato oggi, tra mille polemiche, il processo più importante, difficile e inedito in quarant’anni di giovane democracía spagnola. Sul banco del Tribunale Supremo di Spagna ci sono i dodici Procesindipendentisti catalani, tra ex ministri ed ex consiglieri della Generalitat governata dal fuggitivo Carles Puigdemont, che è il grande assente e che non può essere giudicato in contumacia, (poiché la prassi non è ammessa dal codice penale spagnolo) dal collegio di sette togati coordinati dal presidente Manuel Marchena. I dodici ribelli, tra cui l’ex vicepresidente della Catalogna Oriol Junqueras e l’ex presidente del Parlamento Carme Forcadel, che si sono già fatti sedici mesi di carcere preventivo, rischiano pena tra i sette e i venticinque anni, più l’inibizione dai pubblici incarichi. Le accuse sono di ribellione, sedizione e malversazione d denaro pubblico utilizzato per celebrare il referendum illegale sull’indipendenza.  Oggi si è tenuta la prima sessione, le altre due (tre a settimana) nei prossimi giorni. I dibattiti saranno lunghi e anche soporiferi nelle prossime settima. Si dovrà arrivare a una sentenza prima delle elezioni europee. La linea di difesa dei ribelli è abbastanza imbarazzante: “è un processo politico”, ma ci sono evidenti violazioni della Costituzione; “gli unionisti usano il loro codice penale per giudicarci”, ma il codice è uno solo e condanna chi intimidisce la polizia e incita la piazza allo scontro. Nessuno vorrebbe essere al posto dei giudici.

Oriol Junqueras, in mancanza di Puigdemont rischia di essere giudicato duramente e di prendersi i 25 anni previsti dalla pena. Schiacciante è la prova del ritrovamento nel suo computer di casa di un manuale post golpe con precise indicazioni su come comportarsi dopo la frattura con Madrid. Ciò indica una volontà premeditata del colpo di stato, poi non riuscito.

Intanto in Catalogna, in varie città, si sono verificate manifestazioni spontanee, scioperi e serrate dei negozi. Gli scontri più gravi tra indipendentisti e Guardia Civil, tra Barcellona e Girona, sulla principale arteria che collega le due città tra di loro con i Pirenei e la Francia. Decine di copertoni sono stati disposti per bloccare l’autostrada e incendiati. Il traffico è rimasto fermo per ore e si è formata una coda di trenta chilometri.

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