L’avvocato Alfredo Izquierdo, originario di Barcellona, vive e lavora a Milano da quasi quindici anni, dove è fondatore e amministratore di FormaItalia, una società di consulenza strategica per le aziende spagnole che vogliono investire in Italia. A chi meglio di lui potremmo chiedere le principali differenza tra le nostre banche e quelle spagnole?


Alfredo Izquierdo, avvocato, spagnolo di Barcellona, offre da quindici anni a Milano consulenza aziendale strategica alle società spagnole che vogliono investire in Italia


“Per comprendere le differenze tra le banche italiane e quelle spagnole è necessario comprendere i diversi sviluppi raggiunti dai due mercati e come hanno influito sulle aziende e i clienti privati. In Spagna, soprattutto in periodi di crisi economica, le banche tendono a fondersi e a concentrarsi per unire le forze. A un primo sguardo, questa strategia riduce il numero d’istituti bancari, diminuendo, quindi, la concorrenza e aumentando i costi per i clienti. In realtà non è così: secondo i dati della BBVA Research le commissioni per servizi bancari più alte d’Europa si pagano in Italia. In Spagna le spese per il cliente non sono tanto più basse però si può affermare che non c’è un rapporto diretto fra fusione degli istituti bancari e aumento di costi per il cliente”.


Il logo di FormaItalia la società di consulenza aziendale strategica dell’avv. Alfredo Izquierdo a Milano


“La principale differenza sta nella mentalità. Le banche spagnole hanno deciso due scelte ben chiare: la prima di esternalizzare i servizi interni il più possibile per guadagnare efficienza e abbassare i costi fissi; la seconda, invece, è diversificare i prodotti offerti, mettendosi in competizione con altri settori commerciali, come quello delle assicurazioni per privati (auto, casa, vita). Sono più di vent’anni che in Spagna si sottoscrivono coperture RC per l’auto anche in banca, mentre l’Italia ha iniziato da poco. Nel Belpaese c’è una mentalità di controllo assoluto di tutti i processi di produzione che significa sostenere sempre costi fissi, oltre a non essere del tutto efficaci. E, sicuramente, la poca flessibilità dei contratti di lavoro non aiuta a ridurre le spese. Tuttavia se le banche italiane avessero una chiara volontà di procedere in una direzione ‘più spagnola’, si potrebbero eliminare molti ostacoli”.
E voi contocorrentisti italiani siete soddisfatti delle vostre banche? Dite la vostra, anche da anonimi se avete conti bancari alle Bermuda, a Dubai, alle Bahamas o in Svizzera e in altri paradisi fiscali.