Anche questa volta i cugini spagnoli ci insegnano qualcosa sul mondo delle riforme del lavoro per fare ripartire l’occupazione. Mentre in Italia parliamo ancora di taglio del cuneo fiscale (cioè il rapporto fra imposte sul lavoro e costo complessivo dello stesso), senza poi fare nulla, chiedendoci se aumentare le buste paga, tagliare le tasse sugli stipendi per fare sì che le aziende assumano. Se in Italia la disoccupazione tra i 18 e i 25 anni è attorno al 23% (con picchi più alti al Sud), nella terra di Don Chisciotte i giovani che restano a casa senza lavoro hanno toccato, in passato, anche il 50%.
E così, nel 2014, al tempo del Governo di Centro-Destra di Mariano Rajoy, arriva una riforma sostanziale del mondo del lavoro che poi fu adottata con grande entusiasmo dagli esecutivi Socialisti che ne cambiarono soltanto piccoli dettagli. Per favorire le aziende disposte ad assumere e, quindi, contribuire a frenare los desempleados, fu introdotta dai Popolari una flat tax sui contributi sociali che ha consentito alle società di beneficiare di un consistente risparmio sui contributi sociali obbligatori. Questo ha sortito un sostanziale taglio del cuneo fiscale, misura ritenuta necessaria da molti per un effettivo rilancio dell’economia. E egli ultimi dieci anni, la riforma ha prodotto una diminuzione di ben quindici punti della disoccupazione tra i 18 e i 25 anni e di 9 punti sul tasso di disoccupazione nazionale.

Le imprese che hanno creato nuovi posti di lavoro, assumendo a tempo indeterminato, hanno goduto di una flat tax di 100 euro al mese sui contributi alla Previdenza sociale per i primi due anni dall’assunzione. Per il PP si è trattato del più importante impulso alla creazione di nuovi posti lavoro che sia mai stato introdotto nella storia del paese spagnolo. E lo ha fatto un partito di Destra, e ne hanno goduto i governi di Sinistra che, spesso, hanno tentato di attribuirei i meriti.

Inoltre, le aziende spagnole che hanno beneficiato della nuova flat tax, hanno avuto la possibilità di realizzare un consistente risparmio sui contributi che, ordinariamente devono essere versati. A titolo esemplificativo, su una retribuzione annua di 20 mila euro che attualmente implica il pagamento di contributi sociali per 5.700 euro, lo sconto ha sfiorato l’80% e con le nuove regole le aziende hanno pagato soltanto 1.200 euro in totale.