La Mediocrazia.Un libro magistrale del canadese Alain Deneault ne traccia il pensiero e spiega come i mediocri hanno preso il potere.
Lo sanno ormai tutti e lo vediamo da tempo con i nostri occhi, assaporandone ogni giorno fatti e misfatti, dalla politica alla religione, dall’economia alla governance, dai costumi alle migrazioni, che siamo in una fase di decadenza. Siamo in un mondo di mediocri, anzi è il tempo dei mediocri. I mediocri hanno preso il potere. E a guardare certi successi e insuccessi, basti osservare la distanza tra le verticalità del genio e gli abissi dell’indegno. E non c’è da andare troppo lontano dalla nostra penisola e dalla stessa Europa, per notare come la mediocrità abbia iniziato a regnare sovrana. Da noi in Italia poi è ormai in pole position. Lo stiamo vedendo ancor più e in modo serrato dal vivo dopo il voto del 4 marzo 2018. Analisi che ritroviamo oggi in un libro. Uno strepitoso e illuminante libro del filosofo canadese Alain Deneault dal titolo “La Mediocrazia”(Neri Pozza, pp.239, 2017), uscito da qualche mese, ormai un longseller internazionale. Alain Deneault, intellettuale che ho tra gli amici, è un docente e filosofo canadese, ha scritto saggi sulle politiche governative, sui paradisi fiscali e sulla crisi del pensiero critico, insegna Scienze Politiche presso l’Università di Montréal oltre collaborare con la rivista “Liberté”. Uno dei pochi e veri intellettuali di stampo mondiale. L’ho incontrato a Milano al Wired Fest, il festival dell’ innovazione -altra parola che non manca nel vocabolario mediocratico-, ed anche al Circolo dei Lettori di Torino.
Nel libro vi sono pagine dense di colto e razionale pensiero che indagano a tutto campo la storia del nostro tempo e la governance dei mediocri. Con un linguaggio chiaro e mirato Deneault ne fa ampi esempi. In politica, ad esempio, vede solo “un estremo centro” da Trump a Tsipras; nell’impresa si veicola “la religione del brand”, “il consumatore-credente”, la “dittatura del buonumore”. Perfino nel capitolo lavoro “devitalizzato” punta il dito sulla cornice perniante che recita il “fare propria con naturalezza l’espressione: alti standard di qualità nella governance nel rispetto dei valori di eccellenza”.
Non tralascia poi certe coniazioni di cui si fa grande uso proprio dai mediocri, veri e propri tic verbali e cioè che “stare al gioco”, “sapersi vendere”, “essere imprenditori di se stessi”. E poiché non c’è stata nessuna nuova rivoluzione francese di azzeramento, Alain Deneault dice, “non c’è stata nessuna presa della Bastiglia ma l’assalto è avvenuto: i mediocri hanno preso il potere”.
Il malessere sociale è evidente a tutti, e senza fare moralismi, è pur vero che c’è una pressione sociale che incoraggia a restare persone “qualunque”. Non ad essere “uno” ma uno nessuno e centomila di pirandelliana memoria e richiamare il discorso sugli “inetti”. Una colpa enorme l’hanno oggi le università, che spingono all’appiattimento perché gran parte dei docenti inseriti negli ultimi trent’anni non hanno giuste qualifiche e profili scientifici di alto livello. Università colluse con il potere, e zero intellettualità. Nella politica è il new entry di figure sconosciute, senza nessun profilo ed esperienza, per di più gente che non ha mai lavorato. Non contano oggi le notizie forti, ma nell’era della mediocrazia contano piuttosto le notizie che “confortano” dice lo scrittore. A domanda se l’inglese standard è la lingua ufficiale della mediocrazia, Deneault ha detto: “L’ inglese manageriale sì, e uccide l’inglese. È un suicidio linguistico parlare questa lingua quando si è anglofoni, non si può pensare il mondo nella sua complessità o qualsiasi fenomeno sociale utilizzando un vocabolario che non è utile se non alla organizzazione privata”(così a La Stampa )”. E’ stato chiesto al professore Deneault se la mediocrazia spinge verso le dittature, ecco cosa ha detto: “La dittatura è psicotica, la mediocrazia è perversa. Psicotica perché la dittatura non ha alcun dubbio su chi deve decidere. Hitler, Mussolini, Tito sono stati tutti personaggi ipervisibili, affascinanti, che schiacciano con le loro parole; la mediocrazia è perversa perché cerca di dissolvere l’autorità nelle persone facendo in modo che la interiorizzino e si comportino come fosse una volontà loro”(così a La Stampa). Occorre fare attenzione, ed è certo fruttuoso -anzi dobbiamo- immunizzarci da un certo lessico che parla di progresso, innovazione, eccellenza. E’ qui che si nasconde la mediocrazia e ne fa un uso spropositato. I social ormai mediocratizzati ne sono il perno, e tali da manipolare la testa dei più, tanto che sotto elezioni è da qui che passa la manipolazione delle menti. Se antidoto ci può essere alla mediocrazia è proprio il pensiero critico. Pensate che proprio oggi -mentre scrivo- l’aver bocciato il Ministro Paolo Benito Savona come ministro dell’economia di un nascente governo italiano, passa proprio dal fatto che tanto illustre professore ha osato criticare la politica economica europea. Certo, il futuro non lascia intravedere e scorgere luci all’orizzonte, e certamente occorre tanto coraggio per ritornare ad ere fruttuose e migliori, ma stante oggi questo “status mediocratico” la cornice per l’Italia è da onoranze funebri.
Carlo Franza