guy-wildenstein              In Francia il caso è stato ribattezzato “Dallas-sur-Seine”, in onore alla celeberrima soap-opera. E ‘probabile che il caso Wildenstein un giorno sarà adattato al cinema, d’altronde non mancano sesso, tradimenti, denaro, tutti gli ingredienti per un buon thriller. Sylvia Roth, una delle protagoniste del caso, ha anche descritto il caso di “Dallas-sur-Seine” in riferimento alla mitica serie americana. Il processo per il dealer Guy Wildenstein, che rappresenta la quarta generazione di mercanti d’arte della famiglia ultra ricca che regna sul settore, si è aperto il 4 gennaio 2016. Un iter processuale a Parigi con l’accusa di riciclaggio di denaro sporco e frode fiscale. Che c’entra l’arte? C’entra eccome, visto che Guy Wildenstein, 70 anni, rischia fino a 10 anni di carcere: le autorità francesi ritengono che la dinastia dei Wildensteins potrebbero dovere circa 550 milioni di euro alle casse dello stato, la stessa cifra che -nel 2008- valeva la galleria, una serie di opere del pittore rococò Fragonard e del post-impressionista Bonnard, una scuderia di cavalli di razza, e un vasto portafoglio immobiliare. Guy e Alec Wildenstein, poi, per pagare la tassa di successione dei Beni del padre Daniel, nel 2002 utilizzarono non moneta sonante ma un gruppo di bassorilievi scolpiti, di proprietà di Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI.
Ma il tutto è un vero affare di famiglia, visto che anche diversi membri, chi per un verso chi per un altro, sono imputati. In una rara intervista, tre mesi fa, Wildenstein disse di sapere poco di tasse e ha dichiarato che il padre non era solito parlare con lui dei suoi affari. Oggi siamo al processo e non sappiamo come si concluderà. Guy Wildenstein, il protagonista principale del processo è un caro amico di Nicolas Sarkozy avendo nel 2007 contribuito a finanziare la campagna presidenziale; e il 5 marzo 2009, Guy Wildenstein è stato decorato con la Legion d’Onore da Nicolas Sarkozy in persona.

Carlo Franza

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