Adriano Castelli, un neochiarista mantovano in mostra da Firenze/Plus Florence al Museo Italo Americano di San Francisco.
Adriano Castelli è uno degli ultimi neochiaristi italiani, artista di valore e di pregio che da anni indaga il paesaggio italiano argomentandolo attorno alla luce che, sovrana, è divenuta pelle singolare di un luogo mentale, dove silenzio, magia, stupore e riflessione rimandano alla grande pittura italiana dei secoli passati. Di questi tempi espone in Europa a Firenze al Plus Florence con una personale e a San Francisco al Museo Italo Americano in una distintissima rassegna.
Fort Mason Center è un ex avamposto militare che è stato convertito in un centro culturale e artistico, oggigiorno ospita due musei,il Museo Italo Americano e il Mexican Museum, tre teatri, un distaccamento del Moma di S.Francisco, una scuola di musica e varie altre organizzazioni onlus. Nel Museo Italo Americano di San Francisco attualmente è ospitata la mostra dal titolo “Quattro storie”, opere di Adriano Castelli(Mantova), Stefano Spagnoli(Parma), due italiani e due americani, Paulette Perone Long e Michael Rizza.
Collaborazione e messa a punto sui quattro artisti due italiani e due americani e un sicuro raffronto su dove e come viaggia l’arte contemporanea, come ha ben sottolineato all’inaugurazione Mary Serventi Steiner, Direttrice e Curatrice del Museo Italo Americano, avendo magistralmente fatto confluire quattro contesti generazionali, quattro linguaggi apparentemente distanti tra loro, ma più vicini che mai per via di poetiche forti e ancora attuali .
Dei due italiani ha parlato Amelia Carpenito Antonucci, già Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura a New York ed a S.Francisco, oggi Presidente della Leonardo da Vinci Society.
Sorprendente questo artista italiano, Adriano Castelli che opera da anni con metodo e pazienza la sua ricerca sulla luce , fortemente intellettuale, portandosi proprio nella grande tradizione pittorica italiana evitando gruppi scuole e correnti se non per quel silenzioso apparentamento con il chiarismo padano, fatto di atmosfere magiche e di sogno dove materia e luce trovano una simbiosi animata, e salutato dal collega Francesco Arcangeli negli anni Cinquanta del Novecento come “naturalismo padano”.
Adriano Castelli(1955, Mantova), presenta opere realizzate con varie tecniche, olio su tela, acquerello, pastello, disegno a matita e pigmento; si distingue per una forte caratterizzazione nella ricerca della luce, con la luminosità coinvolgente ed avvolgente, vicina al simbolismo, che affonda le sue radici ispirative nella classicità della tradizione italiana. Castelli esplora così temi mistici e spirituali.
Stefano Spagnoli(1946,Parma)la sua storia vale il titolo di “a spasso con Pk”, evidenziando profondo rispetto ed ammirazione per Paul Klee e la passione per le forme geometriche;i colori vivaci paiono ispirati da Cowin A.Abbott con la novella satirica “Flatland”.
Paulette Perone Long(S.Francisco Bay Area)si presenta con una quinquennale retrospettiva della sua opera con tre distinti progetti:veiling, inaugurazione acqua diving e dipinti italiani sul tema dell’acqua e del coinvolgimento del visitatore.
Michael Rizza,scultore(1927,Manhattan East Side)vicino a Little Italy, ha vissuto e lavorato nella Baia di S.Francisco dal 1963.Ispirato fortemente dalla natura ed a una visione intimista,lavora con svariati mezzi,soprattutto bronzo e pietra. Le sue opere non le ritiene mai finite, come coppie di occhi da aggiungere perennemente.
La missione del Museo Italo Americano è così duplice, in quanto opera con ricerca e raccolta, perseguendo la massima visibilità degli Artisti Italiani ed Italo Americani mediante la promozione di programmi educativi. La valorizzazione dell’Arte e della cultura Italiana è per conservare e preservare il patrimonio degli Italo Americani a vantaggio delle future generazioni. E artisti di fama Internazionale sono presenti nella collezione permanente del Museo: Emilio Tadini, John Grillo, Benny Bufano, Francesco Clemente, Sandro Chia, Mimmo Paladino, Michele Cascella, e altri ancora.
Non meno importante la personale che Castelli ha in corso nel Progetto “Scenari” al Plus Florence di Firenze con opere di grande significazione, anche qui argomentate fra paesaggio, classicità e luce. Per l’occhio ciò che conta è la luce, quel possibile sempiternum con cui introduce la favola. Quella, appunto, di Adriano Castelli che si porta e s’apre al meraviglioso, allo stupore dello svelamento. Il gusto della percezione nel tracciato tipicamente padano è tra gli infiniti presagi dell’artista, che contorna, ritaglia, approfondisce, misura e valorizza. L’amore per il paesaggio italiano è quanto Castelli offre al destino di questo genere con cui colloquia con naturale ossessione da sempre. Eppure, si badi bene che nel paesaggio e nella grande pittura di questo artista italiano c’è tutta una lezione pittorica di forte rilevanza che trae umore da artisti che hanno iniziato la pittura moderna tra Ottocento e Novecento, che concede ad esso non una semplice rappresentazione dal vero, quanto una serie di vibrazioni sottili, capaci di svelare un sentimento lirico e meditativo, un immaginario fantastico che solleva il racconto nel colore, legandolo ad una condizione emotiva ed esistenziale. La natura tutta vive così di eccitati chiarori, di tensioni visive, di racconti sempre in relazione con il carattere dei luoghi di accensioni luminose, di nuclei e macchie che impostano il diverso livello compositivo, e ancora le mutazioni degli stati di luce che si aggrappano al colore giocando sulla densità e sulle atmosfere. Con Adriano Castelli va in frantumi l’immaginario classico e si scoprono le tracce di piccoli mondi che rielaborano la scena artistica e la qualità di certi riti. L’occhio cattura la nostalgia del postmoderno, con quell’invisibile e delicata polvere di colori che interagisce con il grido e l’eco dello spettacolo totale ,capace di dialogare con il cielo, quasi liete apparenze, con le spoglie di un silenzio che inquieta dinanzi ad argomenti inattesi. Passaggio e paesaggi nuovi, legami con il futuribile, forse il mistero di sempre che attraverso un varco fa scorrere le radici di ogni incantamento.
Adriano Castelli nasce ad Asola-Mantova nel 1955 e si diploma all’Istituto d’Arte di Guidizzolo. Dopo un lungo periodo dedicato alla grafica in bianco e nero dal 1977 inizia ad usare il colore con una valenza simbolica d’arte romantico nordica che si traduce nella serie delle porte, del 1982, dove i passaggi tonali dall’ombra alla luce alludono metaforicamente al ciclo e ai transiti dell’esistenza. Negli anni Ottanta Castelli accelera gli impegni espositivi anche in Germania. Gli scenari che ora i suoi pastelli costruiscono con calcolata misura trasportano in una dimensione aurorale le vedute monumentali piranesiane, liberate dalla potenza delle tenebre, per la decantazione nella materia-luce di un sogno di concordia e di pace. Con la personale del 1998 “…Am ende des sommers” ancora in Germania l’artista conclude una serie di opere ispirate all’estate. I paesaggi di Castelli sembrano anche recuperare il chiarore delle luci lombarde, iscrivendosi nella tradizione del paesaggio padano con suggestioni metafisiche e astrazioni liriche del tutto autonome. Il risultato di questo percorso è visibile nel ciclo “Le luci della sera” del 1990 a Palazzo Ducale di Mantova e successivamente, nel 1994, a Sirmione con la mostra “Harmonices Mundi” con opere ispirate allo scienziato Keplero con le quali continua l’indagine sui ritmi e la misura dell’universo. Del 2000 è la mostra antologica “Sulle ali del vento” al Museo d’Arte Contemporanea di Gazoldo degli Ippoliti che segna il passaggio verso il sogno e l’anima nell’indagine iconografica sui temi del Novecento. Nel 2006 la grande esposizione di New York”In the Shadow of the Moon”con trentatre opere di sapore autobiografico sui grandi temi dell’esistenza e sulla contemporaneità. Sulle stesse tematiche è la collettiva, con due scultori mantovani: Andrea Iori e Nicola Biondani realizzata realizzata nella primavera del 2007 in Francia. Nel 2011 è invitato a esporre due lavori alla 54° Biennale di Venezia (Padiglione Torino),”L’arte non è cosa nostra” a cura di Vittorio Sgarbi. Nel 2012,a Mantova, la mostra “Il paesaggio dell’Alto Mantovano” allestita alla Casa del Mantegna a cura di Gianfranco Ferlisi. Nel 2016 la collettiva “Quattro storie”: storie simmetriche tra i due mari,quattro artisti, due italiani e due americani (Adriano Castelli, Stefano Spagnoli, Paulette Long e Michael Rizza) a cura di Mary Serventi Steiner al Museo Italo-Americano Fort Mason Center di S.Francisco in California. Nell’aprile 2016 l’illustre Prof. Carlo Franza lo invita e gli cura la mostra personale dal titolo “Luci Padane” al Plus Florence di Firenze, nel Progetto “Scenari”.
Carlo Franza