Il musulmano Gharrach Mourad alla Fondazione Blachère. Le sue foto insieme ad altri artisti africani gettano un ponte tra Europa e Africa.
La fotografa Françoise Huguier, che è stata presente, nel 1994, all’iniziativa dei “ Rencontres de la photographie de Bamako”, ha accettato la curatela, come commissario, di questa nuova esposizione della Fondazione Blachère(384 avenue des Argiles 84400 Apt Francia) dal titolo “Regard sur la photographie africaine”. E’ da tenere presente che “La collection d’art contemporain de la fondation Blachère illustre la vitalité et la créativité photographique du continent Africain, aussi variées que sa musique et son histoire ancienne et contemporaine”.
I nuovi fotografi, ovviamente tentati dalla quadricromia sono impegnati entro una visione più globale e senza concessioni. L’evoluzione della foto, talvolta associata a video, è stata aperta a tutte le prospettive per le donne artiste elargendo nuove visualità, piaceri e sguardi sulla scena dell’arte contemporanea africana. Tra tutti i fotografi africani presenti di cui diamo un elenco totale qui appresso, Mourad Gharrach è quello che ha già fatto parlare molto di se per le sue donne velate e col seno scoperto. “Ho studiato a lungo Botticelli”, disse a suo tempo Gharrach Mourad, fotografo di sangue tunisino nato a Parigi nel 1982. La classicità della sua «Femme Mauresque» è evidente, come lo scandalo. Infatti il fotografo di cultura musulmana ebbe modo di fotografare una splendida ragazza velata di broccato nero, e al centro di quell’abito islamico tradizionale femminile, sporgeva splendente un magnifico seno mediterraneo e uno squarcio di ventre. Mourad allora disse che aveva voluto “negare la volgarità del nudo occidentale e la parallela volgarità del burqa musulmano. Sì, lo so, è la prima volta che in un velo islamico appare il nudo. Ma è la sintesi tra le mie due culture”. Ora lo ritroviamo insieme ad altri fotografi anche alla Fondazione Blachère ma sappiamo che Mourad vorrebbe esporre in Italia.
Gli Artisti presenti: Rui Assubuji (Mozambico), Alioune Ba (Mali), Sammy Baloji (RDC), Adama Bamba (Mali), Mory Bamba (Mali), Arturo Bibang (Guinée Equatoriale), Berry Bickle (Zimbabwe), Jodi Bieber (Afrique du Sud) , Mohamed Camara (Mali), Bob Cnoops (Afrique du Sud), Nestor Da (Costa d’Avorio), Jean Depara (Angola), Saidou Dicko (Burkina Faso), Calvin Dondo (Zimbabwe), Angèle Etoundi Essamba (Cameroun), Samuel Fosso (Camerun), François-Xavier Gbre (Francia / Costa d’Avorio), Mourad Gharrach (Tunisie), Uche Okpa Iroha (Nigeria), Amadou Kan Sy (Senegal), Nono Katanga (RDC), Kiripi Katembo (RDC) , Seydou Keita (Mali), Nicea Kossentini (Tunisie), Oumar Ly (Senegal), Hamidou Maïga (Burkina Faso), Baudouin Mouanda (RDC), Zanele Muholi (Afrique du Sud), Tsvangirahi Mukwazhi (Zimbabwe), Malik Nejmi (Maroc ), Samuel Nkosi Oupa (Afrique du Sud), JD Okhai Ojeikere (Nigeria), Nyaba Leon Ouedraogo (Burkina Faso), Mauro Pinto (Mozambico), Joe Pollitt (Angleterre), Ouassa Pangassy Sangare (Mali), Jürgen Schadeberg (Allemagne) , Malick Sidibé (Mali), Amadou Sow (Senegal), Mbakarou Toure (Mali), Pierre Verger (Francia).
La mostra dà uno spaccato totale della fotografia africana messa in piedi da fotografi africani. Vale la pena vederla. Talvolta appare come un pugno forte verso le religioni e le credenze popolari. Segno che qualcosa si muove.
Carlo Franza