Maria Mater Misericordiae, un tema affidato ai grandi artisti del Rinascimento italiano. A Senigallia capolavori da tutto il mondo. Un omaggio alla Vergine per il Giubileo.
La città di Senigallia, nelle Marche, ospita la mostra “Maria Mater Misericordiae”, un viaggio artistico alle radici del sacro, un racconto per immagini affidato ai più grandi artisti del Rinascimento italiano sulla devozione nei confronti di Maria, madre misericordiosa, alla quale chiedere protezione per i propri cari e per le proprie città minacciate dall’incubo della peste.
E’ questo il senso profondo di “Maria Mater Misericordiae”, la mostra organizzata dalla Regione Marche, e in particolar modo dall’Assessore alla Cultura che è stato precedentemente sindaco di Loreto, nell’ambito del programma di eventi sul giubileo della misericordia e dal Comune di Senigallia, allestita nel palazzo del Duca di Senigallia. Autentici capolavori provenienti dalle più prestigiose raccolte museali quali i Musei Vaticani, la Galleria degli Uffizi, la Pinacoteca Nazionale di Siena, la Galleria Nazionale delle Marche, la Galleria Borghese di Roma, il Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli, l’Accademia Carrara di Bergamo. L’evento artistico, curato da Giovanni Morello e Stefano Papetti e realizzato in collaborazione con la Fondazione Giovanni Paolo II e con l’Anci Marche, contiene il nucleo delle opere esposte durante l’estate a Cracovia in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, integrato da alcuni capolavori provenienti dalle varie chiese e musei italiani. Moltissimi e di straordinario valore sono gli artisti le cui opere sono esposte nel palazzo del Duca di Senigallia: Pietro Perugino, Carlo Crivelli, Pietro Paolo Rubens, Lorenzo Monaco, Andrea della Robbia e molti altri. Al centro della narrazione artistica troviamo i mutamenti iconografici ai quali è sottoposta l’immagine della Madonna della Misericordia alla quale i fedeli chiedono un’opera di intercessione per salvare la comunità urbana minacciata dalla peste. Tra le opere che saranno esposte vale la pena ricordare la più antica rappresentazione iconografica di questo soggetto, la “Madonna della Misericordia” dipinta da Barnaba da Modena, conservata nella Chiesa dei Servi di Genova; la “Madonna della Misericordia con i Santi Stefano e Girolamo e committenti” di Pietro Perugino, proveniente dal museo comunale di Bettona; la “Madonna della peste”, eseguita nel 1472 da Benedetto Bonfigli, collocata nella chiesa parrocchiale di Corciano; la “Madonna del latte” di Carlo Crivelli, databile al 1472, appartenente alla pinacoteca parrocchiale della chiesa dei santi Pietro, Paolo e Donato di Corridonia; la “Madonna della Misericordia”, realizzata dal pittore camerte Girolamo di Giovanni nel 1463, oggi esposta al museo civico della città dei Da Varano; e la “Vergine col Bambino e angeli” di Lorenzo Monaco, dipinta nel 1412.
Tra le opere in esposizione alla mostra “Maria Mater Misericordiae” anche il capolavoro di Leonardo Da Vinci, la ”Vergine delle rocce”. Non si tratta né della versione del Louvre né di quella della National Gallery di Londra, ma di una terza versione, appartenuta alla collezioneChéramy. Ad accoglierla a Senigallia a Palazzo del Duca presenti il sindaco Maurizio Mangialardi, l’assessore alla Cultura Simonetta Bucari, il presidente del consiglio comunale Dario Romano, e il professor Giovanni Morello, curatore della mostra insieme al prof. Stefano Papetti.
La rassegna, il cui percorso espositivo attraversa dal medioevo al ‘700 l’immagine della Vergine si apre in un momento delicato per la Regione, ferita fin nel profondo dagli eventi sismici recenti e odierni, e proprio per questo vuole essere un messaggio di speranza.
Particolarmente emblematica appare la presenza della Madonna della Misericordia di Girolamo di Giovanni, eseguita nel 1463, e scelta per rappresentare la mostra. Questo capolavoro, le cui affinità formali evocano il nome di Piero della Francesca, è conservata a Camerino, città che in queste ultimi giorni ha subìto considerevoli danni al proprio patrimonio storico artistico.
Dicevo, un affascinante racconto per immagini affidato ai più grandi artisti del Rinascimento italiano sul forte sentimento devozionale nei confronti di Maria, Madre Misericordiosa. E’ questo il senso profondo di Maria Mater Misericordiae, la terza rassegna promossa nell’ambito del programma di eventi sul Giubileo della Misericordia. Al centro della narrazione artistica troviamo i mutamenti iconografici ai quali è sottoposta l’immagine della Madonna della Misericordia alla quale i fedeli chiedono un’opera di intercessione per salvare la comunità urbana minacciata dalla peste. Nella mostra di Senigallia è esposta la più antica rappresentazione iconografica di questo soggetto: la Madonna della Misericordia dipinta da Barnaba da Modena tra il 1375 e il 1376, conservata nella Chiesa dei Servi di Genova. Si tratta di un artista che ha operato nel palazzo ducale di Genova, nel monumentale Camposanto di Pisa, in altre città del nord Italia e le cui opere sono oggi esposte presso il Museum of Fine Arts a Boston, nella collezione Cruz di Santiago del Cile e alla National Gallery di Londra. Eseguita per una confraternita genovese, la tavola, può ragionevolmente essere considerata come il prototipo più antico nell’arte della penisola della nuova iconografia della Madonna della peste o delle frecce. La Madonna della Misericordia è raffigurata nell’atto di offrire protezione sotto il proprio mantello alla popolazione della città, esposta ad un’inarrestabile pioggia di frecce scagliate dagli angeli e dal Figlio, la cui immagine è perduta. Nell’esercizio della giustizia celeste il Signore è assistito da una milizia di creature angeliche armate: l’immunità dagli strumenti della collera divina offerta dalla Madonna ai devoti è resa concreta mediante la raffigurazione dei dardi che si spezzano contro il mantello, mentre i supplici che ne sono rimasti fuori cadono trafitti dalle armi del castigo di Dio.
Tra i capolavori assoluti che è possibile ammirare nella mostra senigalliese va senz’altro annoverata l’opera la “Madonna della Misericordia con i Santi Stefano e Girolamo e committenti” di Pietro Perugino, oggi conservata nel museo comunale di Bettona. Si tratta di un dipinto eseguito nei primi anni del secondo decennio del Cinquecento per chiesa di Sant’Antonio. Qui l’ampio manto della Vergine, quasi una tenda, è usato come simbolo di protezione e accoglie Santo Stefano, San Girolamo e i committenti raffigurati alle loro spalle. La Vergine dal volto sereno e dalle morbide fattezze assume l’atteggiamento dolce e materno di chi è invocata a propria protezione.
Grande interesse assume anche la presenza in mostra della Madonna della peste, opera eseguita nel 1472 da Benedetto Bonfigli e conservata nella chiesa parrocchiale di Corciano. Questo pittore definito dal Vasari il più grande artista umbro prima dell’ascesa del Perugino lavorò sia in Vaticano, sia soprattutto nella sua città natale, Perugia, nella cui Galleria Nazionale è esposto il suo più importante ciclo di affreschi eseguito per la cappella di Palazzo dei Priori del capoluogo umbro. Nell’opera esposta a Senigallia la funzione tutelare assicurata dalla Madonna della Misericordia trova tangibile espressione nel manto di broccato sul quale si frantumano i dardi della punizione celeste; i santi patroni ai lati, sono intenti a supplicare l’Eterno affinché risparmi la città, raffigurata ai piedi di Maria.
Altra opera di straordinaria bellezza che impreziosisce ulteriormente la mostra è la Madonna del latte di Carlo Crivelli, conservata nella pinacoteca parrocchiale della chiesa dei santi Pietro, Paolo e Donato di Corridonia. La tavola databile al 1472 ed eseguita per la chiesa di sant’Agostino costituisce la parte centrale di un polittico, forse smembrato e le cui parti laterali sono ormai definitivamente perdute. Considerata opera eccelsa, in questo dipinto il Crivelli abbandona il tradizionale fondo oro e raffigura Maria seduta su un trono con il tipico drappo alla veneziana che cala coprendo lo schienale, ed è attorniata da una gloria di cherubini e serafini e dipinge uno sfondo di colore azzurro. Il Bambino, attaccato al seno della Madre, volge lo sguardo verso lo spettatore quasi a voler dialogare e intessere una relazione con chi sta osservando la scena. Un gesto umano, come umano e divino allo stesso tempo è il Salvatore. Sacro e terreno si uniscono in questo semplice racconto dove la Madonna tiene il Bambino in braccio, lo allatta e lo guarda con la tenerezza di una madre e con l’inquietudine di chi conosce già il dolore che l’attende.
L’immagine scelta per la mostra propone il dipinto che il pittore camerte Girolamo di Giovanni eseguì nel 1463. Si tratta della Madonna della Misericordia esposta al museo civico della città dei Da Varano e l’opera evoca il nome di Piero della Francesca per le affinità formali con la tavola centrale del polittico di Borgo San Sepolcro. L’imponente figura della Vergine che apre il mantello sotto il quale si riparano i devoti, assieme ai santi Venanzio e Sebastiano, rappresenta in modo emblematico l’aspetto della madre misericordiosa, la madre che protegge amorevolmente la prole, la Mater Dei che accoglie in grembo coloro che hanno vissuto la grazia e garantire un destino di salvezza alla propria anima.
La mostra legata all’anno giubilare mette in risalto il termine “Misericordia”, due parole che stanno a significare miseria e cuore; l’incontro tra la miseria della condizione umana e il cuore di Dio. Rachùm, in ebraico il misericordioso, evoca il termine che la lingua ebraica riserva al grembo materno: rèchem. E allora ecco Maria che con il suo ampio mantello ripara e protegge il genere umano dai colpi della minacciosa collera divina. L’immagine iconografica della Madonna della Misericordia raffigura la Vergine che sotto il proprio ampio mantello ripara i devoti dalla pioggia di frecce scagliate da un Dio irato per la condotta del genere umano.
Dalla chiesa di Sant’Ermete in Pisa proviene l’opera Vergine col Bambino e angeli di Lorenzo Monaco. L’artista che viene ricordato per essere l’ultimo esponente importante dello stile giottesco, prima della rivoluzione rinascimentale di Beato Angelico che fu suo allievo e del Masaccio, esegui la tavola che ora è esposta a Senigallia nel 1412 e di lui vanno ricordate l’Incoronazione della Vergine del 1412 e l’Adorazione dei Magi, del 1420-1422 entrambe esposte alla Galleria degli Uffizi di Firenze, come sue sono le straordinarie opere sono sparse nei musei di tutto il mondo, con una particolare concentrazione alla Galleria dell’Accademia di Firenze ed alla National Gallery di Londra, al Metropolitan Museum of Art di New York.
E per finire, vista la sacralità di questa mostra che nel giubileo ha una finalità di alto spessore sia per i nomi rappresentati che per la coincidenza del tema legato alla Vergine, Maria, Madre Misericordiosa, visitarla -credetemi- allieta il cuore, rasserena, porta tracce di paradiso in terra.
Carlo Franza