Il respiro degli alberi. Nel Salento a Palmariggi è nata una pinacoteca a tema all’Accademy dell’Olivo secolare.
L’Associazione “Amici dell’Olivo Secolare del Salento” AOSS di Palmariggi (Lecce) sotto la direzione dell’illuminato manager e mecenate Raffaele Cazzetta, da anni promuove, sostiene e diffonde la cultura agroalimentare salentina e olivicola, in particolare, come fattore culturale di crescita umana, sociale ed economica. Dopo aver dato inizio alla istituenda Accademy dell’Olivo ha inteso promuovere eventi e convegni nel settore ed anche una istituenda Rassegna Artistica annuale sul tema dell’albero d’Olivo Secolare in funzione di una Pinacoteca che in questo sito sarà collocata. Per la verità gli inviti e la rassegna sono stati diretti e presieduti da me. La Rassegna con relativa mostra ed esposizione è in corso dal 29 agosto 2017 a Palmariggi, nella sede Storica dell’Azienda. Per ogni edizione gli artisti invitati alla Rassegna sono quindici, e le opere espresse nel tema dell’albero o vicine varianti sono prima in mostra con relativo catalogo, poi entrano a far parte di una istituenda Pinacoteca dell’AOSS e dell’Accademy dell’ Olivo.
L’esposizione è una sorta di termometro della spettacolarità e della storicità dell’arte nuova, di un’arte che si fa veicolo di novelle idee scolpite nella cultura occidentale, di un’arte capace di rigenerare mondi e uomini, e si fa anche bussola in un mare di proposizioni della cultura e delle arti internazionali. La nostra epoca è decisamente postmoderna, anzi epoca di postmodernità avanzata, visto che molti filosofi ed esteti già parlano di nuovi orizzonti che purtroppo sono ancora non vivibili. E avendo dovuto mettere in piedi una mostra sul tema dell’albero, invitando taluni artisti italiani e stranieri a parteciparvi in funzione di una costituenda pinacoteca all’interno dell’Accademy dell’Olivo Secolare che già vive a Palmariggi nel Salento, noto che tutte le arti contemporanee hanno abbandonato il principio d’invenzione a favore di quello di citazione. E questo non avviene a caso, ma decisamente perché c’è mancanza di fiducia nel futuro, situazione che ha portato gli artisti in ogni ambito linguistico a trasferire la propria ansietas al riparo sotto l’ombrello protettivo della memoria. E allora “creazione” o “ricreazione” ? Il concetto di ricreazione è decisamente rapportabile al livello di creazione possibile in un’epoca come la nostra, segnata in primis dal primato della finanza e dall’influenza globalizzante di ogni fenomeno sociale, economico, politico e religioso. La “ricreazione” diventa il parametro di una creatività consapevole della impossibile frontalità col mondo attuale, nel senso che l’artista non descrive più la sua epoca, la storia del suo tempo, ma volge stoicamente il pensiero e la creatività protesa verso una “ricreazione” come necessaria funzione di testimonianza e perenne domanda. Dico questo perché da ciò si può partire per leggere l’arte contemporanea del terzo millennio. Tornando al nostro tema e per significare il titolo della rassegna “Il respiro degli alberi” voglio citare una frase di Rabindranath Tagore: “gli alberi sono lo sforzo infinito della terra per parlare al cielo in ascolto”. L’albero, il mondo naturale, il “de rerum natura” di Lucrezio si definiscono in un mondo ricreato attraverso la pittura, la scultura e ogni altra forma, utilizzando quel linguaggio universale, presente nel cuore e nella mente. L’albero è fonte di vita, simbolo della natura in movimento, sale al cielo, e nella forma verticale accende l’idea di cosmo vivente, mette in relazione i tre livelli naturalistici, ossia le radici, il tronco e i rami con le foglie che fanno la chioma. Le radici affondano nel sottosuolo, sono nascita e sostegno vitale, il tronco esprime fermezza e robustezza, i rami con le ramificazioni geometriche muovono essenza e potenza. I quattro elementi del mondo vivono nell’albero, l’acqua che fluisce con la linfa, la terra che trattiene le radici, l’aria che nutre e alimenta le foglie, il fuoco che si sprigiona dalla materia lignea. Testi sacri e mitologie ci parlano di alberi, dall’albero dell’Eden all’albero della vita, dall’albero genealogico all’albero degli ulivi che attorniavano Cristo nell’orto del Getsemani, dall’Albero della Croce agli alberi cedri del Libano, dall’Albero dell’Arca di Noè all’Albero del sapere, dall’Albero del bene e del male all’Albero dei simboli, dall’albero dei pomi d’oro nel giardino delle Esperidi all’albero sefirotico della Cabala, senza dimenticare che Platone osservava che l’uomo stesso è “arbor inversa” e cioè le radici sono i capelli, i rami le braccia, poiché è piantato nei cieli. L’albero nasce cresce e muore. Nell’arte moderna l’albero è fonte iconografica dalle forme plurime, dall’albero di Van Gogh all’albero della vita di Klimt, dalle stilizzazioni di Klee a Mondrian con l’albero rosso; certo numerosi sono stati gli artisti del contemporaneo a rappresentare l’albero. In mostra brillano le opere di Marisa Settembrini con il suo “giardino”, la peculiarità monocroma di Vincenzo Parea e Loi di Campi, la descrizione avveniristica di Enrico Pezzoli con una natura violentata, il bellissimo tronco della giapponese Hisako Mori, il linguaggio fresco e immediato della natura di Eugenia Serafini, l’albero che campeggia su piatto di ceramica di Sabino Ventura, e ancora opere di Tony Tedesco, Lucio Alfonzi e altri. Così nasce questa rassegna, capace di trovare ancor oggi nell’albero la vita del mondo, il valore simbolico, l’organismo vivente particolarmente vicino all’uomo, nel suo essere e nel suo divenire biologico.
Carlo Franza