villino-roma-coppedeIn realtà io l’ho scoperto da tempo. E lo vado scrivendo da tempo il fatto che di cultura in Italia ne vedo ormai poca, se ne vede ormai poca.  Tutti scrivono libri, anche la mia portinaia, barbieri, cronisti, salumai, persino dei cosiddetti manager della cultura che non hanno neppure un titolo di scuola media suoperiore, cantanti e  impresari delle pompe funebri; tutti saputi e onniscienti; tutti artisti e critici; tutti poeti del più languido romanticismo; tutti opinionisti;  tutti  ad iniziare dal Ministro Franceschini pensano di essere i “migliori”, il realtà il Migliore lo abbiamo già avuto nella storia. Mi fermo qui per non tediare. Di parole se ne scrivono a sproposito anche troppe. E’ meglio essere concisi e veloci col pensiero. E veniamo al fatto grave, gravissimo, -un insulto alla storia e all’arte italiana-  e cioè quello della demolizione del villino storico nel quartiere Coppedè a Roma.  A nulla sono valse le richieste di Italia Nostra, che aveva inviato una lettera al Ministero dei Beni Culturali, né sono serviti gli appelli degli intellettuali e finanche gli attacchi del collega  Vittorio Sgarbi al sindaco di Roma, Virginia Raggi.  In questi giorni  è cominciata a Roma la demolizione del villino nel quartiere Coppedè a Roma. Il villino, che presentava elementi decorativi tipici dell’architettura degli anni Trenta, appartenne un tempo a una congregazione religiosa. “La demolizione dell’edificio”, si legge nel comunicato inviato da Italia Nostra, “avrà l’effetto di alterare irreversibilmente la visione e la percezione unitaria e di insieme del contesto nel quale l’immobile è collocato, contesto di indiscutibile pregio storico e architettonico”.

Da ricerche effettuate negli archivi erano stati ritrovati anche  i progetti originari dell’edificio, databile al 1929-1931 (mentre è degli anni Cinquanta la sopraelevazione). Per il villino, situato in via Ticino, era stata presentata un’istanza di verifica d’interesse culturale alla soprintendenza, nel 2014, poi rigettata, stando a quanto dichiarato a Repubblica da Oreste Rutigliano, presidente di Italia Nostra (anche se  forse tre anni fa non si conoscevano ancora i progetti di demolizione). Al suo posto, dopo la demolizione, sorgerà un nuovo edificio. Quel che è certo un edificio  -e lo sottolineo- che striderà con il contesto in cui si troverà.  Quel che oggi è ancor più certo e di ciò ne siamo vivamente partecipi, Italia Nostra presenterà un esposto in Procura. Ma al di là di questo, resta  ciò una vergogna tutta italiana.

Carlo Franza  

 

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