Le sculture di Andrea Viviani in mostra alla Rocca Flea di Gualdo Tadino. Un mondo di ceramiche policrome nel segno di Picasso e Fontana.
Con un numero di circa 90 sculture l’artista Andrea Viviani (Tione di Trento,1970) è in mostra nelle suggestive sale del Museo Civico Rocca Flea di Gualdo Tadino (Perugia), nel cuore dell’Umbria dove la ceramica ha trovato nei secoli preziose testimonianze. La personale che ha per titolo “Lost in Ceramics” lascia intendere il giardino fiabesco che l’artista trentino muove con l’arte del plasmare e del cuocere, un po’ fiabe delle “arti del fuoco”. Da anni Andrea Viviani opera sul crinale dell’arte contemporanea e ha stilato fino ad oggi non solo capitoli interessanti, ma ha lasciato vedere mostre di alto livello capaci di coniugare creatività e materia, colori e armonie. E difatti con le mostre Viviani invade gli spazi, lasciando riemergere la materia assemblata con pazienza, energia e forza, e spruzzandogli poi la patinatura di colori che la nobilitano.
Tra sale imponenti ma anche francescane, ci appare ad esempio un lunghissimo letto in ferro battuto, popolato da indecifrabili ceramiche policrome tra smalti in riduzione e al selenio; e in un’altra sala come sospese nell’aria ecco le sue Meteore in fiore; od anche sull’ampio tappeto erboso di Dream garden ha fatto germinare dei fiori dalle forme insolite. Un mondo non proprio avulso dalla realtà, né propriamente surreale, semmai un mondo ritagliato di novità primigenie, una sorta di paradiso ante litteram, fuori da schemi e razionalismi. Andrea Viviani che è pure artista a tutto campo nel senso che lavora con materiali diversi, fra pittura e scultura, confesso che con la ceramica ha un suo disporsi novello, proprio perché la ceramica, i fuochi, le patinature, e ogni altra cosa svelano quella dimensione alchemica e magica che ha catturato da sempre i grandi artisti. Né va dimenticata la grande lezione che la natura svela ad Andrea Viviani,lo si percepisce nelle diverse serie dei Ring (disteso, verticale), delle Nebulose (rossa, orizzontale, pastello), fino ai Paesaggi (fluviale, vulcanico), ecc. lasciandovi chiaramente intravedere la crescita, il biomorfismo; è certo che l’artista trentino si guarda attorno e cerca di unire passato e presente, epoche storiche e tradizione con l’oggi. Colpisce non poco ad esempio il senso dell’infinito, della terra che si porta verso il cielo, come nell’opera Cafir, un totem che protetto dall’arco e dalla sognante atmosfera luminosa, si porge strada o passaggio da un piano all’altro della rocca. Il lavoro, il lungo percorso da lui intrapreso fino ad oggi, nasce per Viviani dall’incontro con l’artista Riccardo Schweizer; questi è stato uno dei pochi artisti italiani che avvertì a suo tempo l’importanza di Picasso. Riccardo Schweizer che pure era assistente di Bruno Saetti a Venezia negli anni “40, abbandonò l’Accademia per andare a conoscere Picasso a Vallauris in Francia,un paese della Costa Azzurra, proprio in quel luogo dove Picasso forgiò brocche femminili e vasi antropomorfi. Ritornato in Italia Riccardo Schweizer si stabilì in Val di Non. La Val di Non è la valle che stà dietro la montagna di Madonna di Campiglio, ciò fece si che Viviani conoscesse Schweizer e tramite lui Picasso. E’ certo che Andrea Viviani ha guardato ai due, ne ha catturato anche le tecniche, ma non li ha mai copiati; semmai resiste qualche traccia di Lucio Fontana che oltre ai tagli e ai buchi brillò nell’arte ceramica.
Andrea Viviani è nato a Tione di Trento nel 1970, si laurea in Economia Politica all’Università degli Studi di Trento. Frequenta, durante gli anni dell’università, l’artista e designer Riccardo Schwaizer che lo indirizzerà negli anni seguenti a Vallauris presso l’artista Roger Capron, da cui apprenderà alcune tecniche ceramiche che, poi, svilupperà presso il suo laboratorio a Madonna di Campiglio, dove attualmente vive e lavora. Opere di Viviani sono presenti presso il Museo dell’Accademia delle Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia, nel Museo delle ceramiche di Carouge-Ginevra, nel Keramic Museum Westerwaldmuseum of Hohr-Grenzhausen, e presso il Museo delle ceramiche Cielle di Castellamonte (TO).
Carlo Franza