Andreas Miggiano artefice di paesaggi mentali, novello miracolo della natura. L’artista pugliese è in mostra con una personale nell’Ex Studio di Piero Manzoni in Brera a Milano.
Fossi stato nominato dal Ministro dei Beni Culturali Commissario della Biennale Arte 2019 non avrei esitato a scegliere e inserire in una cinquina di nomi da proporre al mondo dell’arte internazionale, quello di Andreas Miggiano, uno dei giovani artisti italiani più promettenti del panorama artistico contemporaneo. In questi giorni il giovane artista sta tenendo a Milano una personale dal titolo “A dire il vero. Mappe di cera”, nello storico spazio di Via Fiori Chiari/Brera, ex Studio di Piero Manzoni, che della ricerca e dell’avvio dell’arte concettuale ne è stato artefice fecondo. Ora la mostra dell’artista Andreas Miggiano riunisce una serie nutrita di opere tra monocromo e cinetico-spaziale, e il suo nome si incornicia scultore innovativo ed ancor oggi chiaro e significante interprete di un modo di scolpire sbordante, che lo fa leggere agli occhi della critica più avvertita come non solo un fenomeno della creatività ma anche figura delle più interessanti e propositive dell’arte contemporanea. Territori, paesaggi, luoghi non più aperti come fece Fontana con lo spazialismo, ma costruiti con una convergenza di punti, di spessori; dissodati da zolle di cera, o addirittura paiono anche ambienti costruiti con piume di cera raggiunti nella scenografia più generale da una gradualità a scalare o a salire di sottrazione o moltiplicazione di toni. Visioni, illusioni, miraggi, che lasciano leggere Miggiano di volta in volta topografo e geologo, specie per quando va a declinare la costruzione lasciando percepire i toni pastosi, lo scalare di essi, le emozioni tattili di questi territori in mutazione, modulati prospetticamente. Parrebbe anche che in questi “paesaggi mentali” di Miggiano, il colore si organizza come scrittura maculare e si sottopone a tessiture luminose di maglie stese su fondi di colore ritmicamente pianificato. I lavori più recenti, accolgono in queste lande di cera monocrome, di straordinario fascino, materie vive come pietre preziose, gestite anche nei tagli e negli spessori, che indirizzano lo sguardo nel profondo, quasi a volere un’immersione nell’intimo e nell’equilibrio delle cose. Ne fuoriesce una dimensione verticale e interiore, nel tempo e negli strati più profondi del sentire e dell’animo, ma in parallelo anche una fervida proiezione orizzontale che dilaga sprigionando forze all’esterno. L’affinità della visione, di regola compositiva e di struttura, fa mettere in evidenza nella concretezza della percezione, materie, piani, sovrapposizioni, ove tutto appare come una sequenza di piccoli mondi che lasciano respirare con vibrazioni spaziali, l’impalpabile, l’incorporeo, il silenzio, l’infinito, la luce. Ancora una volta Andreas Miggiano si pone nuovo-nuovo, artista emergente, fuori da ogni strettoia stilistica, pur lasciando leggere immagini astratte che sono la verità, il miracolo della natura. Con il suo lavoro reinventa l’arte ormai caduta nel nulla. Ecco cosa sono “a dire il vero, le mappe di cera”.
Carlo Franza