83b66a5e-12a0-11e9-8be1-b88ca2e041c0_Schermata 2019-01-07 alle 18.12.29-RzjZoRwja3qAdOSeuhnNYNN-1024x576@LaStampa.it.pngÈ stato presentato  il logo della visita che Papa Bergoglio  compierà in Marocco dal 30 al 31 marzo 2019, su invito del re Mohammed VI , visitando le città di Rabat e Casablanca. Un viaggio che ha, a detta di Bergoglio , l’ opportunità per sviluppare il dialogo interreligioso e la reciproca conoscenza fra cristiani e musulmani. Il logo, informa la Santa Sede, è stato scelto tra circa 50 disegni inviati. Esso ritrae una croce e una mezzaluna, simboli rispettivamente del cristianesimo e dell’islam a sottolineare il carattere interreligioso tra cristiani e musulmani.  Bergoglio prosegue così, attraverso visite internazionali extraeuropee – in Argentina non è ancora andato- , nella promozione di una “Chiesa in uscita”, centrata sul dialogo interreligioso e sul contatto diretto con le periferie del mondo. Ma non mi pare che il Marocco possa essere considerata una delle periferie del mondo. L’apertura all’Islam da parte di Bergoglio è contestata da fedeli e vescovi ;   la libertà religiosa non può essere a senso unico, e la Chiesa ha tutto il diritto/dovere di ribadire che ci dev’essere reciprocità da parte di quei paesi dove i cristiani sono minoranza. Ma soprattutto, non si andrà da nessuna parte senza una chiara comprensione  di ciò che il Vangelo, e quindi l’essere cristiani, esige. Basti pensare all’ultima strage nella Cattedrale di Jolo durante la messa domenicale nel Sud  delle Filippine,da  parte di terroristi islamici. Rabat-Marocco

Veniamo al logo-simbolo della visita in Marocco. L’immagine presente inoltre i colori dei due Paesi: verde e rosso per il Marocco, giallo e bianco (sullo sfondo) per il Vaticano. Sotto il nome del Papa è riportato il motto della visita “Servitore di Speranza”, che è anche il titolo della lettera pastorale della Conferenza episcopale regionale del Nordafrica (Cerna) consegnata al Papa durante l’ultima visita ad limina del 2015. Il nome del Marocco è scritto in arabo per onorare il Paese che lo accoglie. Papa Bergoglio incontrerà il capo dei musulmani del Marocco, 800 anni dopo l’incontro di Francesco d’Assisi con il sultano al-Malik al-Kāmil. Non è bastata la lezione che il Sultano dette a Francesco d’Assisi,  tanto che  San Francesco tornò in patria  senza aver convinto alla conversione  nessuno.  Bergoglio visto che ha preso il nome di Francesco vuol tornare alla carica. papaUdienzaMostaphaArrifiAmbasciatoreMaroccoSantaSede5dic2016_03 Ma a far discutere, specie tra le frange più conservatrici (qualcuno direbbe “tradizionaliste”), è il simbolo selezionato per il ventiseiesimo viaggio apostolico del pontefice della Chiesa cattolica: una croce posizionata all’interno di un’altra immagine religiosa: la mezzaluna musulmana (qualcuno ha  sottolineato che  il 266mo Papa compie il 26mo viaggio-osservate la coincidenza del 2 e del 6. E’ poco?) . Molti  hanno  ben  evidenziato  la differenza di grandezza che intercorre tra le due: troppo piccola  la croce di Cristo, troppo risaltata la mezzaluna islamica. Quasi come se il vescovo di Roma e le gerarchie vaticane avessero avallato una sorta di subordinazione. Quasi, ancora, come se la Santa Sede, a questo giro, si considerasse ospite in casa altruiE io da storico vi leggo che la Croce nella Mezzaluna – simbolo del viaggio-  sta per Cristo suddito dell’Islam. Una vergogna inaudita. Bergoglio cosa dirà a Cristo nella resa dei conti quando sarà nell’al di là?

Francesco-Sultano-700x553Il famoso episodio dell’incontro tra S. Francesco e il sultano d’Egitto Malik Al Kamil,  avvenuto a Damietta nel 1219, spesso e volentieri citato (anche di recente) a mo’ di icona del giusto atteggiamento da adottare nel “dialogo” tra l’occidente e l’Islam, fa spesso dimenticare (o fanno finta di dimenticare) un paio di particolari che risultano invece decisivi per evitare strumentalizzazioni e fraintendimenti. Primo, S. Francesco non parlò col sultano così, tanto per farci due chiacchiere e confrontarsi sulle reciproche fedi, ma per annunciargli il Vangelo nella speranza di convertirlo a Cristo (lui e tutti i saraceni che incontro’ sul suo cammino), come testimoniano le fonti e gli studiosi più autorevoli, fedelmente a quella che è la missione di ogni cristiano.cq5dam.thumbnail.cropped.750.422 A riprova, ecco cosa scrisse di quell’incontro San Bonaventura nella sua “Leggenda maggiore“; la citazione è un po’ lunga ma vale la pena leggerla per intero: “Quel principe (il sultano, ndr) incominciò a indagare da chi, e a quale scopo e a quale titolo erano stati inviati e in che modo erano giunti fin là. Francesco, il servo di Dio, con cuore intrepido rispose che egli era stato inviato non da uomini, ma da Dio Altissimo, per mostrare a lui e al suo popolo la via della salvezza e annunciare il Vangelo della verità. E predicò al Soldano il Dio uno e trino e il Salvatore di tutti, Gesù Cristo, con tanto coraggio, con tanta forza e tanto fervore di spirito, da far vedere luminosamente che si stava realizzando con piena verità la promessa del Vangelo: «Io vi darò un linguaggio e una sapienza a cui nessuno dei vostri avversari potrà resistere o contraddire» (Lc 21,15). Anche il Soldano, infatti, vedendo l’ammirevole fervore di spirito e la virtù dell’uomo di Dio, lo ascoltò volentieri e lo pregava vivamente di restare presso di lui. Ma il servo di Cristo, illuminato da un oracolo del cielo, gli disse: «Se, tu col tuo popolo, vuoi convertirti a Cristo, io resterò molto volentieri con voi. Se, invece, esiti ad abbandonare la legge di Maometto per la fede di Cristo, dà ordine di accendere un fuoco il più grande possibile: io, con i tuoi sacerdoti, entrerò nel fuoco e così, almeno, potrai conoscere quale fede, a ragion veduta, si deve ritenere più certa e più santa». Ma il Soldano, a lui: «Non credo che qualcuno dei miei sacerdoti abbia voglia di esporsi al fuoco o di affrontare la tortura per difendere la sua fede» (egli si era visto, infatti, scomparire immediatamente sotto gli occhi, uno dei suoi sacerdoti, famoso e d’età avanzata, appena udite le parole della sfida). E il Santo a lui: «Se mi vuoi promettere, a nome tuo e a nome del tuo popolo, che passerete alla religione di Cristo, qualora io esca illeso dal fuoco, entrerò nel fuoco da solo. Se verrò bruciato, ciò venga imputato ai miei peccati; se, invece, la potenza divina mi farà uscire sano e salvo, riconoscerete Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio, come il vero Dio e signore, salvatore di tutti» (1Cor 1,24; Gv 17,3 e 4,42). Ma il Soldano gli rispose che non osava accettare questa sfida, per timore di una sedizione popolare. Tuttavia gli offrì molti doni preziosi; ma l’uomo di Dio, avido non di cose mondane ma della salvezza delle anime, li disprezzò tutti come fango. Vedendo quanto perfettamente il Santo disprezzasse le cose del mondo, il Soldano ne fu ammirato e concepì verso di lui devozione ancora maggiore. E, benché non volesse passare alla fede cristiana, o forse non osasse, pure pregò devotamente il servo di Cristo di accettare quei doni per distribuirli ai cristiani poveri e alle chiese, a salvezza dell’anima sua. Ma il Santo, poiché voleva restare libero dal peso del denaro e poiché non vedeva nell’animo del Soldano la radice della vera pietà, non volle assolutamente accondiscendere. Vedendo, inoltre, che non faceva progressi nella conversione di quella gente e che non poteva realizzare il suo sogno, preammonito da una rivelazione divina, ritornò nei paesi cristiani.”  Converrà che Papa Bergoglio si porti a rileggere quanto descritto da San Bonaventura ne “La legenda Maior”, perché laggiù in Marocco il Sultano non si convertirà, potrebbe essere invece il contrario.    E  a Roma si potrebbe così procedere all’elezione di  un altro Papa.

Carlo Franza

 

 

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